Bene ha fatto governo italiano a “scalare la marcia” della corsa in folle e un po’ folle dell’obbligo universale di auto elettriche alla data ghigliottina del 2035. L’ecologismo di palazzo e di corteo, di istituzioni e di piazza tende ad ignorare la complessa praticabilità di ciò che sostiene. Passare da una civiltà (sì, una civiltà intera) basata su energie da combustibili fossili ad una civiltà basata su energie da fonti rinnovabili o comunque non muta ambiente è tanto doveroso, indispensabile e coerente co il mantenimento dell’habitat umano sul pianeta quanto complicato, difficile, faticoso, costoso e lungo nel tempo. Un tempo non predeterminabile.
L’ecologismo la fa facile e immediata e non sa di cosa parla. La resa dell’agricoltura ad esempio, resa in termini di raccolti a misura da sfamare otto miliardi di umani è oggi funzione dei fertilizzanti tutti prodotti con energia da combustibili fossili. E così è per l’acciaio e il cemento. Il come e il quanto della transizione da una fonte di energia all’altra per i pilastri della nostra civiltà è ancora da scrivere, figurarsi una data, una scadenza…Quindi 2035 auto elettriche forse nn tutte e non tutte obbligatoriamente e forse non il 2035. Una doccia di realismo. E difficile non cogliere realismo nelle obiezioni di praticabilità all’ultima scelta del Parlamento europeo: case green, cioè che consumano meno energia entro il prossimo decennio e in tutta Europa.
Troppo poco tempo…E i soldi chi ce li dà? Fino al risibile: da noi al Sud casa risparmia energia serve meno, ci pensa il sole. E la pizza no? Comunque e come che sia applicare alla istanza-comandamento del politicamente corretto il realismo del governarla davvero la transizione energetica è cosa buona, giusta e per nulla retrograda o ottusa. Ottusa magari è la fede nelle virtù taumaturgiche della preghiera-invocazione cinque volte al giorno all’ecologia che scenderà in Terra a miracol mostrare.
Ma sotto il realismo ci cova, anzi deborda…
Una gigantesca incomprensione, una sostanziale indisponibilità, una illusione che si fa pretesa. Ecco quel che cova, anzi deborda, dal cesto del realismo in materia di transizione energetica. C’è nella società, nelle persone, nella stessa comunicazione una grandissima voglia di non capire. Non capire che il passaggio da fonti energetiche ad altre non sarà, per dirla con Mao, un “pranzo di gala”. E neanche una festa ad ingresso libero. La grande incomprensione, il non voler capire (tanto meno sapere) è gemella della indisponibilità a pagare qualunque biglietto di ingresso nel tempo e nel mondo dell’energia da fonti non fossili. Bella, bellissima la transizione. Se è gratis. Se non è gratis, allora è sopruso. Se non è gratis e come e quado e se mi pare la casa green a casa mia come si permettono? La “mia” casa, la “mia” auto possono essere toccate, investite, il mondo senza energia da combustibili fossili le tocca e riguarda solo se gratuitamente e al “mio” tempo e passo, si dica pure comodo.
Ma che, davvero..?
La liturgia ecologista predica il regno dei cieli in terra basta che scacci il demone carbone-petrolio. E pratica gli opportuni esorcismi. Spesso pomposamente e presuntuosamente ignoranti della realtà fattuale. Ma l’opportunismo anelastico è incistato in un pensiero comune, in un senso comune, purtroppo comune. Quello del che, davvero..? Davvero dobbiamo fare qualcosa di faticoso e costoso per non usare più carbone e petrolio? Non basta comprare green e bio al supermercato? Davvero dobbiamo rifare i connotati ai pilastri energetici e quindi alle modalità di produzione e consumo? E davvero pure io, pure noi, addirittura a casa mia? Sotto il realismo cova e deborda il non contate su di me. Quelli del che, davvero? Quelli del doman c’è certezza: se non è gratis io in fondo me ne frego.