Associazione a delinquere, corruzione, falso ideologico e turbativa di gara. Sono queste le accuse che hanno portato all’arresto di Enrico Guglielmo, ex Soprintendente per i Beni Architettonici di Napoli, attualmente Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle province di Caserta e Benevento.
Secondo le accuse, l’architetto ha rappresentato per anni il punto di riferimento di una molteplicità di interessi illeciti e ha piegato le proprie attribuzioni a finalità di arricchimento personale. Dalle indagini sono emersi rapporti privilegiati tra Guglielmo e l’imprenditore Luigi Lucci, al quale è stato consentito di esercitare una stabile egemonia nelle aggiudicazioni e negli affidamenti relativi agli appalti ricompresi nel Pit Campi Flegrei.
Sono emerse inoltre le costanti interferenze di Guglielmo nelle procedure di gara per l’affidamento di determinati incarichi professionali. Concordando con i partecipanti alla gara l’importo dei ribassi, egli riusciva ad assicurare che tali incarichi venissero assegnati a soggetti a lui collegati: come l’incarico di responsabile per la sicurezza in fase di esecuzione dei lavori di adeguamento del sistema antincendio del Palazzo Reale di Napoli, o l’affidamento dell’incarico di coordinamento per la sicurezza dei lavori di restauro del Teatro di Corte del Palazzo Reale di Napoli e a gare per l’affidamento di incarichi professionali in relazione all’allestimento delle sale museali, al restauro del Padiglione Cavaliere, al completamento degli scavi archeologici per Castello di Baia.
Dalle carte spunterebbe anche l’intercettazione di una telefonata di raccomandazione all’ex presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. Nella conversazione Guglielmo, che in quei tempi era soprintendente dei Beni architettonici e paesaggistici di Napoli, chiede a Montezemolo di aiutarlo a ottenere un avanzamento di carriera intercedendo presso Francesco Rutelli, all’epoca ministro per i Beni culturali. Tuttavia nè Montezemolo nè Rutelli sono indagati.
Il Gip ha disposto i domiciliari anche nei confronti di Lucci, anch’egli accusato di corruzione, dell’architetto Gianluca Guglielmo, nipote del soprintendente, e dell’ingegnere Mauro Fusco, collaboratore esterno della Soprintendenza per i Beni Architettonici di Napoli.