Caso Al Megrahi. La stampa inglese svela la coscienza sporca di Gordon Brown

La scarcerazione per motivi umanitari di Al Megrahi, unico incriminano per il disastroso attentato di Lockerbie, sta mettendo a nudo in questi giorni il poco limpido atteggiamento di Gordon Brown e del suo governo. Nei mesi precedenti la liberazione come nei giorni che le sono seguiti, il primo ministro inglese si è sempre rifiutato di criticare la decisione dei giudici, mettendola sul conto di un atteggiamento caritatevole previsto dalla legge nei confronti di un prigioniero con un cancro in fase terminale.

Brown non ha mai tuttavia fatto mistero che motivi di ordine politico hanno giocato anche come fattori nella decisione. In una riunione di diversi mese fa con rappresentanti delle vittime di Lockerbie, il primo ministro aveva specificato che la collaborazione con la Libia nella lotta al terrorismo in Maghreb rappresentava un interesse fondamentale per la Gran Bretagna.

La linea seguita dal governo Brown è ora messa a dura prova dalle rivelazioni che la stampa inglese sta dettagliando sui retroscena della vicenda Al Megrahi. La posizione di Downing Street si profila sempre meno limpida e lascia intravedere un cinico atteggiamento coperto malamente.

«No oil» aveva detto dopo la scarcerazione di Al Megrahi, Gordon Brown, «il petrolio non c’entra niente».

Il Sunday Times ha trovato documenti che screditano l’innocenza protestata dal governo inglese. In una lettera ad un rappresentate delle vittime di Lockerbie, il precedente ministro degli esteri, Bill Rammel, aveva così sintetizzato i rapporti con la Libia, pochi mesi prima della liberazione del terrorista: «La Libia è un partner fondamentale per il Regno Unito nel garantire un futuro energetico sicuro ed è inoltre un partner chiave nella lotta contro il terrorismo. Se questo non è di gran conforto per Lei, è invece vitale per il futuro di questo paese».

È stato mostrato che i Libici hanno fatto importanti pressioni sulle autorità inglesi. Il Daily Telegraph ha rivelato che rappresentanti di Gheddafi avrebbero minacciato, nel caso di morte in carcere di Al Megrahi, la cancellazione di tutti i contratti commerciali esistenti tra i due paesi, per un valore di centinaia di miliardi di sterline. Tra questi anche l’annullamento del previsto board office della Autorità Libica per gli Investimenti a Londra, un progetto che da solo gira intorno ai 130 miliardi di dollari.

Al poco disinteressato atteggiamento delineato da queste rivelazioni, il Daily Telegraph ha aggiunto la prova di macchinazioni per far uscire dal carcere Al Megrahi nonostante questi non ne avesse effettivo diritto.

Il terrorista libico avrebbe una speranza di vita di dieci mesi che non gli permetterebbe di essere liberato su motivazioni umanitarie. La legge scozzese prevede in effetti la scarcerazione solo per i malati terminali con meno di tre mesi di vita.

I dottori che avevano visitato Al Megrahi in luglio gli avevano diagnosticato dieci mesi di vita.

Il mese scorso Al Megrahi è stato visitato da una commissione di tre dottori. Due di questi hanno diagnosticato i prescritti tre mesi. Si scopre ora che i dottori erano stati pagati dal governo libico. Il professor Karol Sicora, uno dei tre dottori, ha candidamente confermato «La cifra dei tre mesi era stata suggerita come utile».

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