Caso Fazio, monta il teatrino salottiero. Cosa c’è sotto? La “vendetta” della Rai meloniana o più semplicemente è una questione di bilancio della rete pubblica?
Fabio Fazio (e la Litizietto) non era disperato quando domenica 14 ha salutato i telespettatori della Rai annunciando il suo trasferimento al Canale Nove, gruppo Warner Bros Discovery che lo ha accolto a braccia aperte e un ricco portafogli. Unica graffiata del conduttore con la stoccata sarcastica: ”Politica di straboccante ingordigia“. Due o tre cose bisogna pur dirle sul presunto “siluramento“ attuato da viale Mazzini.
Tranciante il Codacons:” L’addio di Fabio Fabio è sicuramente una buona notizia per le tasche dei cittadini italiani che finanziano la Rai attraverso il canone”.
L’associazione che i tutela i diritti degli utenti ha aggiunto: ”Il contratto che legava Fabio alla Rai è sempre stato coperto dal massimo riserbo. Anche a causa delle somme esorbitanti riconosciute dalla azienda al conduttore. Fazio, secondo le indiscrezioni e le cifre circolate, avrebbe ricevuto per anni un doppio compenso al punto che la trasmissIone “Che tempo che fa“ potrebbe aver raggiunto in 5 anni il costo record di 100 milioni di euro.
“In base agli ultimi numeri contenuti in un esposto del Codacons alla Corte dei Conti, Fazio avrebbe percepito 2,2 milioni di euro all’anno a titolo di cachet personale e 10,6 milioni di euro tra costi di produzione e diritti sul format della trasmissione che conduce, pagati dalla Rai alla società “ Officina Srl “ di cui Fazio era proprietario al 50%.”.
E ancora:”Vi sarebbero poi stati “costi di rete, scenografia, redazione ecc per altri 2,8 milioni di euro a cui sono da aggiungere 2,6 milioni per costumi, trucco, riprese internet, collegamenti esterni per un totale di 18,3 milioni di euro all’anno”.
Codacons va giù dura:” Per anni Fazio ha dettato legge in Rai imponendo le sue condizioni alla rete e conducendo una trasmissione faziosa e di parte, dove si dava spazio solo agli ospiti graditi dal conduttore con presenze fisse controverse e contestate, contrarie ai principi del servizio pubblico”.
Più o meno tutti gli organi mediatici del Centrodestra hanno detto:” Sinistra in lutto per l’addio di Fazio. Ha chiuso la fabbrica di marchette per i compagni”. Pur riconoscendo che lo share del 10% non era facile da ottenere e Fazio lo ha ottenuto. Ha scritto Alessandro Gnocchi: ”C’è poco da dire: Fazio faceva il suo dovere pur mancando, e non era una lacuna da poco, del pluralismo doveroso per qualsiasi trasmissione del servizio pubblico”.
Nessuna sorpresa. Non facciamo gli ipocriti. È sempre stato così. Purtroppo. Come dice Paolo Guzzanti: ”Questa è stata la pratica di tutti i partiti a cominciare dalla Democrazia Cristiana finché non cominciò a condividerla prima con i Socialisti e poi con i Comunisti. La situazione non è cambiata moltissimo con l’arrivo delle televisioni commerciali e Mediaset. Il DNA Rai resta egemonico”.
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