Charlie Whitaker, caso limite che pone problemi etici

ROMA – La vicenda di Charlie Whitaker – il dodicenne inglese gravemente malato e per curare il quale i genitori hanno concepito in provetta un fratello che potesse fornire cellule staminali in grado di sanare la sua patologia – rappresenta un ''caso limite'' che pone ''una complessa questione etica''. Ad affermarlo e' Paolo De Coppi, primario di Chirurgia pediatrica al Great Ormond Street Hospital di Londra ed esperto in ricerca sulle cellule staminali. Charlie, grazie al trapianto delle cellule staminali prelevate al fratellino Jamie, e' stato oggi dichiarato guarito dalla rara forma di anemia da cui era affetto, la Diamond Blackfan Anemia (Dba). Questa patologia, spiega De Coppi, ''si presenta in forma ereditaria nel 45% dei casi, ma negli altri casi non e' ereditata dai genitori ed e' quindi definita sporadica''. Questo, precisa l'esperto, ''sembrerebbe essere il caso di Charlie, ed e' proprio da qui che nasce il dibattito etico sulla vicenda: la diagnosi preimpianto sugli embrioni concepiti per 'salvare' Charlie, infatti, e' stata fatta non per escludere che gli embrioni fossero a loro volta affetti dalla patologia, poiche' i genitori non ne erano portatori, bensi' per verificare quale tra gli embrioni fosse il maggiormente compatibile con Charlie ai fini di un trapianto di staminali''. La 'selezione' degli embrioni, cioe', non era, chiarisce lo specialista, ''tra un embrione malato ed uno sano, poiche' il nuovo concepito non aveva il rischio di contrarre la malattia, ma tra un embrione meno o piu' compatibile con il fratello''. ''Sicuramente – commenta De Coppi – si e' trattato per i genitori di una scelta estremamente difficile dal punto di vista etico, a fronte – conclude – di un risultato scientifico che si annunciava di grande efficacia''. .

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