Cina / Obbligo del figlio unico, diminuiscono i controlli e si pensa di cambiare la legge, che già molti aggirano: i ricchi pagano le multe per il secondo figlio o cambiano residenza. Nel 2026 il 29 % della popolazione avrà più di 60 anni

In Cina si torna a parlare di politiche demografiche e qualcosa potrebbe cambiare. Anzi, qualcosa è già cambiato, complice il devastante terremoto del 12 maggio 2008, che rase al suolo intere scuole fatte “di tofu” uccidendo migliaia di bambini.

Da quel giorno, nelle campagne del Sichuan, i controlli delle autorità cinesi, che impongono come dogma la politica di un figlio per famiglia, si sono fatti più blandi. E si vedono sempre più madri con il pancione che cercano, con il secondo bambino, di colmare il vuoto del primo.

Ma non è solo per questo che la Cina si trova oggi a dover affrontare il  delicato tema della politica demografica. Alcuni suggeriscono che questa legge, introdotta nei primi anni’80 da Deng Xiaoping, quando la popolazione cinese era arrivata già al miliardo, debba essere cambiata.

Con la politica del figlio unico le nascite in questi anni sono state controllate ma con costi che oggi si cominciano a misurare.  Moltissimi sono i casi di “aborti selezionati”, ovvero di chi abortisce se scopre di aspettare una femmina, o, peggio ancora, di infanticidio di bimbe femmine. Moltissime sono anche le bambine che non vengono registrate all’anagrafe e alcune donne, nelle campagne, vengono costrette ad abortire, alcune anche all’ottavo mese, per rimanere nei limiti di nascite volute dal governo.

Quel che è certo è che, proseguendo la politica di controllo delle nascite, si condannerà la Cina a diventare un Paese di vecchi, per di più con un sistema previdenziale che fa acqua da tutte le parti. Secondo recenti studi nel 2026 il numero degli anziani in Cina sarà pari al 28,4 per cento della popolazione.

È per questo che sempre di più i controlli si allentano. Alcune città, come Pechino nel 2008, prendono l’iniziativa per permettere alle coppie formate da figli unici di avere anche il secondo bambino. Tra l’altro sono anni che, soprattutto le persone più facoltose, trovano gli escamotage più disparati per aggirare la legge. I più ricchi pagano le multe, altri vanno a partorire all’estero o nella vicina Hong Kong che gode di ampia autonomia in materia. Altri ancora prendono la residenza all’estero o cambiano addirittura cittadinanza.

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