Città d’arte/ Massimo Cacciari fotografa il sudiciume di Roma e Firenze e conclude che Venezia è più pulita, polemiche

Pubblicato il 20 Aprile 2009 - 18:31| Aggiornato il 21 Aprile 2009 OLTRE 6 MESI FA

Il filosofo Massimo Cacciari ha smesso i panni di sindaco di Venezia improvvisandosi fotografo e, senza violare le norme della par condicio, è andato a immortalare le piazze storiche delle due maggiori città d’arte italiane, una governata dal centrosinistra, l’altra dal centrodestra, per dimostrare che il dilagare di vù cumprà, sudiciume e disservizi vari provocati dalla pressione dei turisti non sono una prerogativa lagunare. Anzi. Dal confronto, a suo giudizio, la Serenissima esce vincente.

«Sono stato a Roma e a Firenze nei giorni di Pasqua e di Pasquetta e mi sono messo a fare degli scatti in giro», s’è sfogato il sindaco-filosofo nel corso di una conferenza stampa sul decoro: «Non è vero che solo a Venezia c’è degrado, anzi le due città sono sicuramente più sporche della nostra».

Le parole di Cacciari hanno scatenato le polemiche. «Mi sembra davvero di cattivo gusto che un collega venga con la macchina fotografica a Roma per dimostrare che non è lui che sta peggio, ma noi», ha dichiarato il sindaco della capitale Gianni Alemanno. «Un comportamento del genere non sta né in cielo né in terra, a me non sarebbe mai venuto in mente». E aggiunge: «Anziché farci le pulci a vicenda, non sarebbe più utile studiare insieme dei sistemi per migliorare i servizi delle nostre città?».

Identica reazione sul fronte toscano. «Vado spesso con mia moglie a Venezia, ma non mi sono mai sognato di fare foto ai vù cumprà o alla spazzatura», s’inalbera l’assessore fiorentino al Decoro, Graziano Cioni, balzato agli onori delle cronache per la sua battaglia contro i lavavetri.

«Di certo – ha detto – a Venezia ho visto molti più ambulanti abusivi che a Firenze, anzi i senegalesi si davano il cambio con i vigili, non c’è proprio bisogno di fare paragoni. Le città d’arte hanno tutte gli stessi problemi e questo Cacciari dovrebbe saperlo».