Seconda notte sul Colosseo per le 7 guardie giurate dell’Istituto vigilanza dell’Urbe, che da sabato pomeriggio, sono accampate sopra il terzo anello dell’anfiteatro per protestare contro il cambio di gestione dell’ente, trasformato in soggetto privato, e i conseguenti licenziamenti.
«Nel corso della notte»,racconta Walter Pignatelli, uno dei colleghi che da sotto il Colosseo assiste i sette «Giorgio, 52 anni, ha avuto di nuovo problemi di respirazione. La dottoressa si è rifiutata di raggiungerlo “in quota”», a circa 50 metri d’altezza, per prestargli soccorso.
Cosi’ l’autista dell’ autoambulanza del 118 è salito a portare un respiratore con l’ossigeno, salvo accorgersi, una volta arrivato, che non funzionava.
A quel punto non è rimasto che far avere alla guardia giurata un ansiolitico che, secondo quanto viene riferito, èstato sufficiente a calmarlo e farlo dormire fino alle 5.
In mattinata i lavoratori sono stati rifocillati con cornetti, cappuccini, acqua e bustine di magnesio e potassio per affrontare la giornata che si preannuncia con temperature elevate.
Di scendere, però, non ne vogliono sapere e di una eventuale staffetta non se ne parla: «le forze dell’ordine ce lo impedirebbero e non possiamo permettercelo», spiega uno di loro.
Intanto si scopre che l’associazione per cui lavorano i vigilantes è da tempo sotto inchiesta : ci sarebbe un buco di 80 milioni di euro. L’Istituto di Vigilanza Urbe, infatti, è legato all’Associazione nazionale combattenti e reduci (Ancr).
Il Pubblico Ministero Paolo D’Ovidio ha aperto un fascicolo per appropriazione indebita sulla vendita del patrimonio immobiliare dell’ente, che prende finanziamenti anche dal ministero della Difesa e dalla presidenza del Consiglio.
Iscritto nel registro degli indagati anche l’ex presidente Gustavo De Meo.
L’inchiesta punta a far luce su di una presunta svendita di alcuni immobili di pregio a Trastevere e il progressivo svuotamento delle casse dell’ istituto delle guardie giurate capitoline.
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