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Con Putin non si tratta, la guerra in Ucraina si ferma con le armi, Irina Scherbakoba boccia ogni negoziato

“Con Putin non si tratta. La guerra in Ucraina si ferma con le armi”. Parole e musica della storica russa Irina Scherbakoba, 74 anni, Premio Nobel per la pace 2022.

È co-fondatrice di “Memorial “, l’organizzazione non governativa senza fini di lucro  che denuncia i crimini del regime russo e promuove lo sviluppo della società civile e la coscienza giuridica dei cittadini. Una voce autorevole.

Celebre il suo libro “Proteggi le mie parole “, un saggio che parla dei prigionieri politici, vittime della repressione dei regimi totalitari, autoritari, dittatoriali; regimi “indegni e ingiusti”. Un saggio che parte dalla durezza e dall’arbitrio degli zar (e ricorda la condanna ai lavori forzati di Dostoevsky nel 1849) e arriva ai giorni nostri.

IL PARADOSSO DI UNA PACE COSTRUITA CON LE ARMI

Dice la scrittrice russa che boccia ogni ipotesi di negoziato con Mosca:” Si, sembra un paradosso ma , e lo dico con rammarico, è l’unica strada. Ci troviamo di fronte ad un regime che rifiuta completamente tutti i diritti umani, che è costruito sulla menzogna e sulla violenza.

In questo momento non vedo nessun altro modo di far finire la guerra in Ucraina se non sconfiggendo questo regime con la forza. Per una persona della mia generazione si tratta di una conclusione difficile da accettare, sono stata pacifista per decenni. Ma per creare una pace giusta bisogna difendere la pace con le armi. C’è l’ha insegnato la seconda guerra mondiale: per vincere il nazismo si è dovuto combatterlo con le armi”.

E SE PUTIN PERDE LA GUERRA E IL POTERE?

Irina Scherbakoba ammette :” È una realtà che francamente non immaginiamo. Io spero moltissimo che la sconfitta in questa guerra finalmente spingerà i russi a riflettere sulle colpe e sulle responsabilità del disastro. Ma c’è attualmente solo  una piccola parte della Russia che resiste al regime.

Manca una opposizione degna di nota. Solo il 15% si oppone alla invasione. La popolazione è sottomessa”. Aggiunge :” In Russia molta gente, la maggioranza, vorrebbe che la guerra finisse. Ma è abituata a sottomettersi al potere e pensa che Putin capisca meglio cosa sia giusto per il popolo.

Di più: c’è addirittura una parte della popolazione che crede che la guerra vada semmai rafforzata. Contro la guerra c’è una percentuale minima che si oppone all’invasione. Massimo il 20. E contro questi dissidenti è stata messa in atto una repressione molto dura, la peggiore dai tempi di Stalin”.

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