Conte, Giuseppi, show alla rovescia. Ora attacca sui temi che un tempo difendeva, fiero l’occhio e svelto il passo. E finisce vittima delle sue giravolte su immigrazione, tasse e spese militari.
Ora – oplà – dice l’esatto contrario di ciò che sosteneva da premier per caso. Alla Camera, mercoledì 22, ha preso il posto della Elly (assente) ed ha tuonato; il suo rombo-ganassa lo ha mandato persino in confusione e l’avvocato del popolo (“di quale popolo?”, come chiede sommessamente Bruno Tucci) ha infilato la sontuosa gaffe sul “delitto Andreotti “ anziché il “delitto Matteotti”.
COME UNA VETTURA SULLA NEVE
Le giravolte di “Giuseppi” sono rotazioni da cineteca. Come gira lui attorno al proprio asse non c’è nessuno. Almeno finora. Indimenticabili i giri di valzer sui decreti sicurezza relativi agli sbarchi dei migranti. Ora chiede cosa mai sia successo del blocco navale.
Indimenticabili pure gli Esecutivi di Conte quando si discuteva del budget militare passato, con lui al timone, da 21 a 24,6 miliardi di euro l’anno con una crescita del 17%. Ora è più pacifista del Mahatma Gandhi.
Ma le “perle” in politica estera non si contano. Prima di diventare pseudo-progressista si era fatto fotografare con l’ex presidente brasiliano sovranista Bolsonaro. E chi si è dimenticato dell’amicizia con Donald Trump che lo aveva affettuosamente soprannominato “Giuseppi “? Ancora: celebri i suoi tentennamenti e le oscillazioni tra Macron e Le Pen. E senza dimenticare quando invitava la UE a usare “la potenza di fuoco “ del Mes per affrontare la crisi del Covid. Un tempo è stato anche a favore della flat- tax.
CONTE HA PORTATO PERSINO L’ESERCITO RUSSO IN ITALIA
Era il 23 marzo 2020. Conte ha fatto sfilare l’esercito russo in Italia, 22 mezzi militari di Mosca con a bordo oltre 100 uomini (spie?)che hanno risalito l’Italia al tempo rinchiusa in casa dal lockdown. Una delle pagine più imbarazzanti e tragicomiche della nostra storia. Indimenticabile la sfilata russa lungo l’Autostrada del Sole con tanto di bandiere e di coccarde. “Una tragicomica sceneggiata geopolitica” (copyright Christian Rocca), degna di una commedia all’italiana.
Putin era già un criminale di guerra “decorato sul campo di battaglia ceceno, siriano, georgiano, ucraino e anche sul fronte interno russo con omicidi mirati di oppositori politici, dissidenti e giornalisti”. Nonostante ciò il duce del Cremlino è stato il beniamino del primo governo Conte. Oggi Conte non vuole aiutare l’Ucraina.
Ovvio. Conclusione: è nato uno stravagante (a dir poco) “pacifismo guerrafondaio “. Un pacifismo che invoca la resa delle vittime, che si batte per non proteggere gli aggrediti e difende le ragioni imperialiste dell’aggressore. Mah!