Ora che Alfredo Cospito è stato trasferito dal carcere di Sassari a quello di Opera in Lombardia e visto che si segnalano nuovi blitz di gruppi anarchici da Milano a Roma due o tre cose bisogna pur dirle.
Giusto. Sacrosanto. Il ministro della giustizia Nordio lo ha premesso e promesso: anche se l’anarchico, come ha annunciato il suo legale, continuerà lo sciopero della fame, e’ dovere dello Stato occuparsi della sua salute. È un principio di civiltà e umanità. Le condizioni di Cospito si sono aggravate, come indica l’ultimo bollettino dei sanitari, ma la struttura milanese è capace di garantire le cure mediche di cui il detenuto ha bisogno dopo oltre 104 giorni in cui si è alimentato solo con acqua e integratori. Passando da oltre 100 kg a 76. Se le sue condizioni di salute dovessero precipitare sarà ricoverato all’ospedale San Paolo -collegato al carcere – dove sono disponibili un paio di stanze riservate al 41 bis.
Alfredo Cospito, 55 anni, leader di Fai- Fri ( Federazione anarchica informale – Fronte rivoluzionario ) è ritenuto responsabile di 50 attentati per cui deve scontare 20 anni di carcere. Attualmente è in attesa dell’udienza sulla rivalutazione della pena per l’attentato del 2006 alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano.
Il 7 marzo la Cassazione darà conto del ricorso presentato dal suo legale contro il 41 bis. Cospito è il primo anarchico colpito da questa misura anche perché ritenuto in grado di fornire indicazioni ai compagni in libertà per compiere attentati. Cospito è in carcere da 10 anni per aver gambizzato nel 2012 il Ceo di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Ha già dato, tutti parlano di lui. Che senso ha continuare lo sciopero della fame ?
I ministri Nordio e Piantedosi mantengono una linea dura. Entrambi dicono e ripetono: ”Il 41 bis non cambia”. Si è acceso un dibattito fra sicurezza, detenzione e diritti civili. Il Governo ha ribadito in tutte le salse la linea di fermezza. L’aspetto sanitario, in sostanza, non incrina la linea dura perché, lo Stato, come ha detto la Meloni “non si fa intimidire da chi pensa di minacciare i suoi funzionari”.
Il 41 bis è stato varato nel 1986 come misura speciale e temporanea dopo le stragi di mafia del 1992. Da allora, ciclicamente, viene messo in discussione. Il regime del 41 bis si applica “in casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza”. La cella è singola e prevede il letto, un tavolo e una sedia inchiodata a terra. Non è permesso l’accesso agli spazi comuni e la cosiddetta” ora d’aria” è limitata a due ore al giorno.
I colloqui sono permessi una volta al mese per un’ora e unicamente con i famigliari separati da un vetro divisorio. Contro il 41 bis si sta muovendo il mondo dello spettacolo mentre sale l’allerta: sabato 4 febbraio è prevista a Roma una marcia di attivisti e anarchici.