Cossiga ci ripensa dopo vent’anni. “Le picconate? Se tornassi indietro me ne starei zitto e buono”

Sono passati vent’anni dalle “picconate” dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. E, a distanza di tempo, il senatore a vita ci ripensa, e se ne pente.

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, infatti, Cossiga rimpiange le sue esternazioni: «Se potessi tornare indietro, me ne sta­rei zitto e buono. Così mi avebbero rieletto».

Ma perchè il presidente scelse di picconare? La risposta, non è di quelle diplomatiche:«Ma ero incazzato co­me una belva e non potevo tacere».

Cossiga, con le sue esternazioni, voleva sbloccare un sistema costruito interamente sull’esclusione del Pci dal governo anche perchè, nel frattempo era caduto il muro di Berlino: «Denun­ciavo che il sistema non reggeva più. Che serviva una rigenerazione istituzionale, un secondo tempo per la Repubblica. E la­sciavo intendere che, se non avessimo fat­to nulla, ci avrebbero preso a pietrate per le strade».

Profezia realizzata e, sistema che secondo il senatore a vita è cambiato poco e non in meglio: «Una Seconda Re­pubblica non è mai nata e l’ibrido che c’è oggi sta ormai morendo, chissà che cosa sarà la Terza. Pensando ai vecchi tempi, il dualismo Dc-Pci funzionava molto me­glio del bipolarismo barbarico di adesso».

In conclusione Cossiga ha le idee chiare anche sul motivo per cui le sue “picconate” non furono capite:«Mi ero fatto patrocinatore di un salto nel futuro, ma ero troppo in anticipo».

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