Covid, due o tre cose bisogna pur dirle sulle inchieste e i filoni a Delta che ne derivano. La gestione della pandemia si sta infilando in un labirinto gattopardesco.
Ogni giorno una nuova: Conte archiviato, tre ex ministri richiamati dall’oblio (Speranza, Giulia Grillo, Beatrice Lorenzin), tecnici vari e funzionari che avrebbero raccontato balle. E un governatore indagato (Attilio Fontana) per la mancata istituzione della “zona rossa” in Val Seriana.
Sta emergendo di tutto: incompetenze, pigrizie, maldicenze. Persino rancori personali, tipo il capo gabinetto ostile col viceministro (Sileri). Insomma un bel pollaio. Come ne usciremo? Più dei colpevoli serve la verità. Serve realismo. Obiettivo difficile visto il caos della partenza. E allora dobbiamo ricordare e distinguere.
Riavvolgiamo il nastro. Dalla Cina era arrivato un virus sconosciuto (febbraio 2019). Il paziente n.1 (Mattia Maestri) fu indagato per epidemia colposa, guarì e fu archiviato. Amen. La Cina stava zitta, gli “infettati” si moltiplicavano. Nel lodigiano e soprattutto nella bergamasca morirono migliaia di persone. Una ecatombe trasversale che si abbatté su cittadini, sanitari, addetti ai servizi. Uomini e donne. Quella strage si poteva evitare? È la stessa domanda che rimbalza dal nubifragio di Cutro.
I famigliari delle vittime meritano un risposta. Quella strage si poteva fermare? O quantomeno circoscrivere? Qui non si tratta di essere colpevolisti o innocentisti, come ha scritto (opportunamente) il saggio Gabriele Cané. Qui si tratta semplicemente di essere realisti.
“E il realismo e la memoria -prosegue lo scrittore – impongono di dire che in quei giorni la scienza e il mondo brancolavano nel buio, che la necessità dei tamponi andava e veniva, che le mascherine entravano e uscivano dai protocolli OMS, che le terapie erano dei tentativi quasi alla cieca che qualunque governo Nazionale e locale avrebbe avuto le stesse possibilità di farla giusta o sbagliata in perfetta buonafede e nel rispetto delle leggi “.
Dunque calma e gesso. E non dimentichiamo: da parte della Cina c’è stato un grave ritardo nel comunicare le conoscenze acquisite. Certo, il pneumologo Bin Cao aveva pubblicato il 14 gennaio 2009 uno studio che descriveva tutto. Ma quel dossier è stato ignorato o sottovalutato dagli scienziati occidentali. E così sono mancate almeno 4 settimane per prepararci meglio. Invece tutto il mondo è stato colto di sorpresa.
Non è, a mio avviso, il piano pandemico ma il depauperamento del sistema sanitario pubblico andato avanti per 20 anni. E questa è una responsabilità della politica. Lasciare la Sanità in mano ai privati è molto pericolosa. Il PNRR è una occasione per cambiare rotta. Mica facile.
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