CRISI USA: GRAVI ABUSI CONTRO I RISPARMIATORI

Il Corriere della Sera pubblica un editoriale di Alberto Ronchey sulla crisi finanziaria in atto intitolato ”Le tre malattie di Wall Street”. Lo riportiamo di seguito:

”Le cronache sui disastrosi fallimenti del sistema finanziario negli Stati Uniti hanno segnalato che l’Fbi sarebbe all’opera, su vasta scala, per incriminare chiunque abbia frodato azionisti e correntisti. Sarebbero stati aperti 26 filoni d’inchiesta. L’indagine sulle ipotesi di reato avrebbe investito i responsabili dei gruppi maggiori, forse Lehman, Fannie Mae, Freddie Mac, Aig, e insieme quanti malgrado i debiti gravanti sui fondi societari non risparmiavano le stock options e i bonus a proprio vantaggio.

Risulteranno efficaci, questa volta, processi e condanne per la repressione dei reati finanziari? Le più drastiche sentenze giudiziarie del passato, come ora s’è visto, non hanno impedito il ripetersi di scandali clamorosi. Basta ricordare i falsi di bilancio Enron e WorldCom, che nel 2002 sulla base della legge Sarbanes-Oxley motivarono condanne per dolo fino a 25 anni. E da tempo ricorrevano frequenti sussulti finanziari, anche se in circostanze o per cause variabili. Nel 1987 era esplosa, tra l’azzardo e il panico, una pericolosa bubble o bolla speculativa. Nell’89 era seguito il trauma dovuto ai junk bonds, obbligazioni «spazzatura» con rendimenti e rischi fuori misura. Dal ’90, il bilancio federale aveva subito a proprio carico e a caro prezzo il collasso delle Savings and Loan, le istituzioni di risparmio dissestate da irresponsabili maneggi del denaro.

Oggi, rispetto agli ultimi vent’anni, la portata degli scandali appare molto più grave oltreché più estesa fino all’Europa e all’Asia. Ogni volta, e ora con maggiore apprensione, viene rievocato il grande crollo, il Great Crash del 1929, quando fra la rovina dell’economia «di carta» e di quella «reale» i brokers di Wall Street saltavano giù dalle finestre dei grattacieli, poi sbarrate. Ma sul momento numerosi economisti presumono che non sia davvero in questione una replica del ’29, in condizioni tanto diverse nella struttura economica, sebbene le prospettive siano incerte o imprevedibili anche dopo la legge di Washington che stanzia 700 miliardi di dollari per fronteggiare la crisi. All’origine di questa odierna calamità, in particolare, stanno due dati.

Negli Stati Uniti, troppa gente ha voluto comprare case a credito senza sapere come pagare il debito. Nello stesso tempo, troppe banche hanno prestato denaro senza garanzie né risorse adeguate a reggere i rischiosi mutui subprime allo scopo di gonfiare bilanci e insieme guadagni o benefici manageriali. Con il sistema delle cartolarizzazioni, emettevano i famosi Cdo, obbligazioni garantite da crediti anche inesigibili, così trasformando in attivo l’uscita del denaro prestato. Questo, secondo diffusi giudizi, sarebbe l’aspetto peggiore della vicenda. Si tratta di frenesie individuali e collettive, sulle quali ogni spiegazione investe complesse materie patologiche più che logiche. Non è tutto. Disparati espedienti e intricati artifici tecnici hanno consentito gravi abusi contro i risparmiatori, malgrado la pretesa trasparenza del sistema su depositi e investimenti.

Gli osservatori di simili fenomeni, ancora una volta, dissertano sull’incondizionata o discutibile fiducia verso il sovrano mercato in alternanza con il periodico ricorso al munifico e soccorrevole Stato. Ma qualche voce tende pure all’ipotesi che il celebre homo oeconomicus, in certi casi, non sia del tutto sano di mente”.

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