Tra gli indagati per il crollo del rivestimento del santuario Mariano di Monte Grisa (Trieste) c’è anche il vescovo di Trieste, monsignor Eugenio Ravignani.
Per il religioso, l’ipotesi di reato è quella di concorso in disastro colposo. Ravignani, che proprio in questi giorni cederà il posto di vescovo a Giampaolo Crepaldi, preferisce non commentare la notizia: «Non parlo di questa vicenda, non voglio dir niente, riferisca l’avvocato».
Oltre a Ravignani, è indagato il gestore del santuario, don Sergio Vazzoler, sottoposto a indagini subito dopo il crollo, avvenuto il 3 giugno 2007. L’inchiesta è condotta dal Pubblico Ministero Raffaele Tito che avrebbe notificato gli atti alla Curia di Trieste circa un mese fa.
Nel crollo due parti del rivestimento del tempio si staccarono e caddero al suolo, senza causare feriti. Il tempio fu posto sotto sequestro dalla Procura e fu dissequestrato, dopo lavori di messa in sicurezza, nel successivo mese di dicembre.
Subito dopo il crollo Don Vazzoler alzò la voce: «Da un anno e mezzo chiediamo fondi per il restauro, non abbiamo ricevuto un solo centesimo». Un preventivo da 3 milioni di euro contro uno stanziamento della Conferenza Episcopale Italiana di 500 mila euro. Alla fine, i lavori sono stati realizzati grazie ad un cospicuo contributo della Regione.