Darfur/ Gli ostaggi sono ancora tali. Che confusione: liberati, non si sa, no

I tre ostaggi in Dafur, tre operatori di Medici senza frontiere, non sono stati ancora liberati. Lo ha detto un anonimo funzionario del governo del Sudan, che ha precisato: “Saranno liberati presto” e ” Stanno bene”.  Queste sono le ultime notizia di sabato mattina.

La notizia è sul sito di Repubblica.it e di Le MOnde in Francia. I francesi, certamente ispirati dal loro ministero degli esteri, fanno notare che il ministero degli esteri italiano era stato troppo precipitoso nell’annuncio della liberazione: Quai d’Orsay contro Farnesina.  Forse il ministro italiano, Franco Frattini, ancora troppo preso dalle sue vicende amorose tra siti internet e sms, è stato un po’ precipitoso.

Fin dalla sera di venerdi c’era stata un po’ di confusione sui tre operatori di Medici senza frontiere rapiti in Darfur. Venerdì sera la Farnesina aveva comunicato di avere appreso la liberazione, che sdarebbe avvenuta a fronte di nulla, nonostante i rapitori avessero chiestio un doppio riscatto, di soldi e politico.

Il ministero degli esteri francese, che sull’Africa ha molta attenzione e buone fonti, non aveva però voluto confermare, in ateesa che i tre ostaggi fossero tornati alla loro base.

Nel corso della notte, dubbi sono cominciati a serpeggiare anche al ministero degli esteri italiani. Alle quattro di sabato mattina, sul sito dell’agenzia Ansa veniva riportata questa dichiarazione della Farnesina, che ripete le preoccupazioni di Msf: “Il ministero degli esteri, alla luce
del mancato contatto da parte di Medici senza frontiere con i loro operatori coinvolti nel sequestro in Darfur, sta cercando di verificare quanto precedentemente appreso sulla loro liberazione”.

Nel pomeriggio di venerdì si era saputo che il governo del Sudan aveva individuato il luogo dove si trovavano i tre operatori umanitari di Medici senza frontiere (Msf).

“Sappiamo dove sono. Abbiamo stabilito un contatto con loro e stiamo vagliando le loro richieste“, aveva detto il sottosegretario agli Esteri sudanese Mutrif Siddig.

I rapitori oltre al riscatto avevano chiesto la revoca del mandato di arresto da parte della Corte internazionale dell’ Aja nei confronti del presidente Sudanese Omar Hassan al Bashir.

La richiesta di riscatto, il cui ammontare non è stato rivelato, era stata avanzata ai mediatori da tribù locali, a cui i rapitori avevano garantito che non avrebbero fatto alcun male agli ostaggi, ai quali era stato anche consentito di fare telefonate a loro colleghi.

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