C’era una volta la democrazia. Immaginate la scena, come se foste in un set di Sergio Leone. Siamo in una stazione di periferia, tre loschi figuri attendono.
C’è tensione nell’aria, accentuata dai suoni inconfondibili di Ennio Morricone. Ad un certo punto si sente un’armonica. Armonica, che nel capolavoro di Leone era Charles Bronson, oggi è Matteo Renzi. E cosa ci dice la sua melodia sovversiva?
Che la incompiuta democrazia italiana oggi è fuori controllo.
Giornalisti e politici vengono spiati dagli apparati senza autorizzazione della magistratura. L’Italia si è
trasformata in un’autocrazia putiniana in mano ad un oligarchia. Ma lì, in Russia, è meno ipocrita, sono
ortodossi, noi cattolici dobbiamo peccare di nascosto.
Tutto ebbe inizio con Di Pietro, improvvisamente i magistrati di Milano ebbero miracolosamente accesso a segreti e dossier. E fu la fine della Prima Repubblica. Ma furono loro gli artefici della rivoluzione? O ci fu un cambio di regime gestito da un Deep State? Improvvisamente, a poco a poco, dei non civil servant fanno carriera, altri, come il generale Mori, finiscono nella polvere. E dossier dopo dossier, le aziende di Stato, le big Five, si riempiono di finanzieri, carabinieri, poliziotti.
E tutto scorre per trent’anni, dopo le stragi, dopo il maxi processo di Falcone e Buscetta. Il quale parla o non parla dei rapporti tra mafia e politica? E con chi lo fa? A chi consegna segreti e nefandezze? Quien sabe, nell’illusoria democrazia italica. E poi arriva lui, bello bello, Matteo da Rignano. E che fa?
Vuole mettere sotto controllo politico gli apparati, non con il Copasir, quello è un organismo di chiacchiere parlamentari. Vuole fare una supervisione e conservazione democratica dei file e dossier. Una superintelligence informatica, presso Palazzo Chigi, da affidare a Carrai il suo uomo più esperto. Ed improvvisamente in un bidone della spazzatura un ufficiale dei carabinieri, tale Scarfatto, trova dei tabulati. E scoppia il caso Consip, che attacca al cuore Rignano. La famiglia Renzi viene colpita quasi mortalmente.
Quasi. Le cronache della Narnia politica raccontano che Renzi cadde per il referendum, ma invero cadde prima. Aveva aperto il vaso di Pandora dell’Italia.
Oggi Renzi, riprendendo le dichiarazioni contenute nel libro dell’uomo che sussurrava ai potenti, Luigi
Bisignani, ci dice la sua verità sovversiva. Siamo in uno stato di polizia fuori controllo democratico.
Qualcuno reagisce, qualcuno smentisce? Silenzio. Un silenzio denso del senso del peccato, delle tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano. Un silenzio sconcertante ma comprensibile, non ci vorrebbe questo scriba ma un illustre Siciliano come Sciascia per descriverlo.
Todo modo, in questa Italia una volta c’era la democrazia. Chissà se tornerà.