Deutsche Bank e Gerhard Richter: banca e arte assieme a New York. Mecenatismo interessato ma con tanti mezzi

C’è una filiale della Bank of America che ha un’agenda piena per i prossimi anni e non si tratta, nel caso specifico, del settore per gli investimenti o del ramo per le strategie di risparmio.

L’istituto statunitense ha previsto diverse “tournée”, fino al 2011, di esibizioni artistiche.

Fu David Rockefeller a inaugurare la politica di acquisizioni artistiche delle banche americane, alla Chase Manhattan Bank. Lo scopo era chiaro: dare lustro all’istituto bancario, procurargli una superiore dignità culturale e sociale, acquisendo e aumentando un prestigioso patrimonio pittorico e, all’occasione, affidandolo a rinomate istituzioni culturali, affinché il nome della banca-sponsor risultasse magnificato dall’operato filantropico.

Negli anni altre banche hanno seguito la strada di Rockfeller. Per non citare che due esempi: la Deutsche Bank possiede, riposte nei suoi caveau o esposti nei locali delle principali sedi, circa 56.000 opere. La Bank of America andrebbe invece in cifra tonda, a quota 60.000.

Nella gigantesca hall della sede new-yorkese del più importante istituto di credito tedesco troneggia in questi giorni un famoso quadro di Gerhard Richter. Forse questo nome non dice molto al popolo delle mostre. Si tratta invece di uno dei più quotati pittori viventi, nonché – a detta dei critici – d’uno dei più rappresentativi pittori della contemporaneità. Richter, nato prima della seconda guerra mondiale a Dresda, ha conosciuto da vicino la tragedia novecentesca delle ideologie, nella Germania hitleriana e poi nella DDR, prima di riuscire a sfuggire nel 1961 nella Germania dell’Ovest.

Quando frequentava i corsi di BelleAarti a Dresda, nella Germania socialista, a scuola tra le materie obbligatorie c’erano “russo” e “materialismo storico”. L’arte era sempre e solo ufficiale, quella del realsozialismus. I soli pittori eterodossi ammessi dal sistema erano Guttuso, Picasso e Diego Rivera. Sebbene la loro arte non corrispondesse ai canoni estetici del regime, questo li accettava perché traeva dalla loro fede politica una legittimità culturale di cui non voleva privarsi.

Le prime opere di Richter furono appunto opere politiche, murales che celebravano il regime. In seguito il pittore tedesco divenne negli anni 70 uno dei nomi di punta della pittura moderna. L’enorme quadro appeso nella faraonica hall della Deutsche Bank è un segno di questo prestigio.

Dagli anni degli acquisti di Rockefeller ai giorni nostri, quello che è cambiato, nella politica culturale delle banche, sono le modalità delle sponsogerard_richterrizzazioni e dei prestiti. Naturalmente non di denaro, ma di quadri. I prestiti di singoli quadri sono sempre stati politica corrente. Da qualche anno si è affermato un nuovo trend: la cessione temporanea di intere collezioni.

La Bank of America sposta oggi la frontiera ancora più in là e propone la mostra ready-made: una mostra già allestita e curata che deve solo essere trasferita in situ. Per quest’anno l’istituto avrebbe piazzato dodici di questo “show” (il termine è tecnico), 10 per il 2009 e 6 per il 2011. C’è, a quanto dicono, una lista d’attesa per prenotarsi.

“Prima eravamo noi a chiamare i musei. Ora sono i musei che chiamano noi” ha detto un esponente della banca.

L’operazione ha aspetti controversi. Dietro il movente culturale degli istituti si nascondono poste in gioco non sempre disinteressate. Se da una parte questa politica permette a musei di piccole e medie dimensioni di allestire esposizioni altrimenti inabbordabili, dall’altra il rischio di manipolazioni è molto elevato. Non sfugge a nessuno che gli istituti culturali sono spesso “usati” per creare valore aggiunto a opere che, una volta sganciate dalle pareti del museo, sono vendute sul mercato con forti guadagni per le banche. Questo mette in allarme il mondo delle gallerie d’arte, monopoliste del gioco insieme con pochi grandi collezionisti, da quando l’arte è diventata mercato (dalla Parigi dell’ottocento alla New York del dopoguerra alla Londra di Sothebuy’s e Christies). Le mega banche globali, con la loro potenza finanziaria e la deducibilità fiscale dei loro acquisti possono sparigliare parecchi giochi.

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