Di che colore è la Rai? E’ di sinistra, di destra o anche di centro, come lo era una volta quando imperava la Dc? Telemeloni o Telekabul, il famoso tg3 diretto da Sandro Curzi? E’il potere bellezza.
Chi comanda affonda le mani nel seevizio pubblico. Serve per esaltare e mettere in luce le iniziative di chi governa, senza dimenticare (in parte) l’opposizione. In parole povere dipende dallo “spoil system”, vale a dire l’andirivieni dei dirigenti che contano in viale Mazzini. Non c’è da meravigliarsi, né gridare allo scandalo.
RAI IERI OGGI E DOMANI
Se facciamo un passo indietro o anche due il ritornello è sempre stato lo stesso. E’ un refrain che si ripete però ogni volta: coloro i quali rimangono alla finestra si indignano e denunciano lo strapotere di chi è a Palazzo Chigi e dintorni.
E’ di questi giorni la decisione di sospendere per sei giorni Serena Bortone che si ribellò alla “censura” dello scrittore Antonio Scurati il quale voleva leggere il giorno della Liberazione un lungo monologo piuttosto di parte.
E prima ancora ci fu la fuga di Fabio Fazio, Lucia Annunziata (ex presidente) Corrado Augias, Massimo Gramellini, Amadeus (un caso dibattuto per giorni) e, infine (per il momento) di Bianca Berlinguer. Sulla figlia dell’indimenticato Enrico, c’è da fare una riflessione in più. D’accordo ha sbattuto la porta, ma andandosene a Rete 4, di berlusconiana memoria. Qualcuno a sinistra si strappò le vesti per la singolare traversata? Niente affatto.
LA GUERA DEI PALINSESTI
La “guerra” è adesso soprattutto sui palinsesti, cioè su chi deve condurre o essere il mattatore dei programmi. In questo caso – non ci sono dubbi- a predominare è la maggioranza che favorisce i suoi pupilli. Quello cha ha fatto più discutere è un programma pre serale che ha un ottimo indice di ascolto. Alla fine l’ha spuntata Pino Insegno che non nasconde come la pensa, cioè a destra.
E’ forse questa la fascia che impegna di più i dirigenti dele varie reti : va alla fine del pomeriggio, prima dei tg che contano. Rai 1 manda in onda “reazione a catena” che fino allo scorso anno era condotto da Marco Liorni; su rete 5 “Caduta libera” in cui Gerry Scotti spadroneggia fra i candidati al successo.
Entrambe queste trasmissioni vanno come il vento e trainano a dovere i telegiornali delle 20. A rimaner fuori da questa gara era fino ad oggi la tv di Urbano Cairo che ha per mesi ragionato e discusso se seguire l’esempio della Rai e di Mediaset. Ora, l’imprenditore, proprietario anche del Corriere della Sera, ha tratto il dado e si è convinto.
Anche sulla sua rete andrà in onda una trasmissione simile che per ora non ha un nome, ma un orario si: tutti i giorni dalle 18,45 fino alle 19,55 a ridosso del telegiornale di Mentana.
Ecco, allora un’altra fuga da viale Mazzini. A salutare il Palazzo con il cavallo è Flavio Insinna che da troppo tempo era in sonno.
La ragione? Nessuna la dice ufficialmente, però i rumors rivelano che le sue simpatie politiche non erano in sintonia con quelle degli attuali dirigenti.
Ideologia a parte, non bisogna mettere da parte il fattore economico. Può darsi che l’offerta dei nuovi datori di lavoro abbia fatto sorridere ( passateci il termine) i prescelti e dinanzi al dio danaro difficilmente si discute.
Disturbiamo per esempio il calcio. Voi pensate davvero che Ronaldo se ne sia andato dalla Juve perché non sopportava alcuni dirigenti della società? O che Mancini abbia abbandonato la nazionale perché i risultati non erano stati quelli che ci si aspettava? O che Amadeus abbia preferito emigrare in cerca di nuove esperienze? Suvvia, le favole raccontiamole ai nostri figli o ai nostri nipoti. Gi adulti si guardino negli occhi e si pronuncino su questo interrogativo: ideologia o tanti euro in più?