Come è finita la tanto attesa direzione del Pd? “E’ stata una gran cagnara e niente altro”, ammette un esponente dei dem che vuole mantenere l’incognito. In effetti, le decisioni sono state poche e confuse. Parole, soltanto parole e nulla più.
Direzione Pd, come ne esce Eddy Schlein?
Come ne esce Eddy Schlein che in molti volevano sacrificare? E’ stata una partita finita in pareggio che comunque non ha dato quei risultati che il clan della segretaria voleva. Alle non poche critiche la numero uno di via del Nazareno ha cercato di difendersi attaccando. Niente catenaccio, dunque. Ma bordate ad effetto con quanti accusano la sua strategia. “Chi non condivide la mia linea movimentista, lo ammetta”, grida alla platea che l’ascolta in silenzio.
Chi è uscito dal “nuovo Pd”
Che cosa vuol dire? In sostanza lancia segnali inequivocabili ai riformisti: se non siete d’accordo accomodatevi pure. In tanti hanno fatto fagotto e sono usciti dal “nuovo Pd” : Fioroni, Marcucci, Borghi, Cottarelli, D’Amato, Comisso. Non proprio la retroguadia del partito, anzi esponenti di grido che hanno reso ancora più difficile il delicato lavoro di Elly, (assai più elegante di prima, bisogna ammetterlo).
Equilibrismo? Tentativo di placare gli animi? Definiamolo come più ci aggrada, però questa è la realtà che fa esclamare all’ex ministro della difesa Vincenzo Guerini: “Criticare non è reato”. Replica piccata il segretario: “Noi passeremo un’estate in piazza urlando i nostri desideri e la nostra volontà di cambiare”. All’opposizione chi legge si frega le mani, perché questo comportamento di una parte del Pd (quello di sinistra-sinistra) non può che far piacere a Fratelli d’Italia e ai suoi alleati. “Così la gente comprenderà che non è con le chiacchiere che si governa, ma con i fatti”. E’ un linguaggio quello della Schlein che non si allontana molto dal vecchio politchese, un linguaggio che il popolo non sopportava più: troppo confuso, mai chiaro, diremmo inutile.
Il politichese di Elly Schlein
Proprio il contrario di quello che aveva voluto Silvio Berlusconi, il quale dialogava con il popolo facendosi capire e non nascondendo i tranelli della politica. “Si vuole un’orchestra che suoni lo stesso spartito”, spiega la segretaria. Che tipo di musica? Sembra quella del passato più che un salto nel futuro. In breve, il dissenso è ancora molto.
Dice Pina Picierno (deputata europarlamentare) rivolgendosi al numero uno del partito: “Sei sicura che con l’estate in piazza riusciremo a far fare marcia indietro ai nostri ex votanti?” A chi l’accusa Elly replica con calma agli esponenti che la criticano e vorrebbero le sue dimissioni dopo appena quattro mesi di lavoro: “Mettetevi comodi, fate a meno di aspettare perché alla fine sarà la nostra linea a stravincere”.
Si deve aggiungere per onestà di cronaca che a venire in soccorso di Elly è stato proprio il suo antagonista alle primarie, e cioè il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Per amicizia o per una sottile vendetta come a dirle: “Tranquilla, se non ci sono io qui per aiutarti faresti presto fagotto”.
L’interventismo in Ucraina
Una grande falla divide i dem: quella dell’interventismo in Ucraina. La Schelin è stata chiara dicendo che continuerà a difendere Zelensky anche inviando armi. Allora come fa, chiedono in molti, a sperare in un’alleanza con i 5Stelle? D’altronde se questo patto non si chiarirà è folle solo pensare ad un accordo fra i due movimenti? Grillo fa retromarcia chiarendo alcune frasi che gli erano sfuggite di senno nel corso della manifestazione organizzata da Giuseppe Conte a Roma.
Ma gli animi degli oppositori, soprattutto quelli del fuoco amico, non si placano e rischiano di far sbattere contro un muro la macchina del “campo largo”, agognata da Enrico Letta e perseguita invano (sinora) dalla Schlein. In definitiva si può dire che la sassaiola contro Elly non è finita e ne fanno testo i molti fuoriusciti dal partito a cui ne seguiranno altri se la linea dei dem non cambierà notevolmente. Addio sinistra- sinistra allora? Chi lo può dire?