EGITTO: MISTERO SUGLI 11 TURISTI E GLI 8 EGIZIANI RAPITI

Rapiti2 Alla fine anche il governo egiziano, dopo una notte di notizie contrastanti, ha ufficialmente smentito la notizia della liberazione dei turisti sequestrati, tra i quali anche cinque italiani. In un comunicato il portavoce del ministero Hossan Zaki, citato dall’agenzia nazionale di stampa "Mena", ha dichiarato che «le affermazioni su tale liberazione attribuite al ministro degli Esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit, non sono state precise». «Le informazioni che provengono dall’Egitto – continua il comunicato – segnalano che la situazione è immutata per quanto riguarda la sorte del gruppo di diciannove persone catturate venerdi’ scorso».

FARNESINA: «TRATTATIVE IN CORSO» – «Non ci risulta che gli ostaggi siano stati liberati». La Farnesina ha smentito l’annuncio fatto a New York lunedì sera dal ministro degli Esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit, secondo il quale gli undici turisti stranieri – tra i quali cinque italiani – e gli otto egiziani rapiti venerdì nel sud dell’Egitto sarebbero stati liberati. «Ho preso atto delle dichiarazioni del ministro degli esteri egiziano – fa sapere Franco Frattini – ma noi non abbiamo conferme». Tanto che, quasi contemporaneamente, anche il ministro del turismo egiziano, Zoheir Garana, corregge il suo collega di governo: «Non è possibile che i turisti rapiti siano stati liberati. Negoziati sono ancora in corso per la loro liberazione».

IL RAPIMENTO – I turisti sono stati rapiti venerdì scorso nel sud dell’Egitto, nella zona desertica di Karkur Talh, entro i confini sudanesi. Tra i rapiti, oltre ai cinque cittadini italiani, ci sono anche cinque tedeschi, una cittadina romena residente in Germania e otto egiziani (due guide, quattro autisti, il proprietario del tour operator Aegyptus che ha organizzato il viaggio e un ufficiale di polizia che faceva da scorta).

I RAPITI – Gli italiani coinvolti, tutti di Torino e provincia, sono: Lorella Paganelli, 49 anni, Giovanna Quaglia, 52, Walter Barotto, 68, Mirella De Giuli, 70, e Michele Barrera, 72. Il gruppo era partito da Torino sabato 13 settembre con un volo per il Cairo. Da qui si era poi diretto verso il sud dell’Egitto. Giovedì mattina Lorella Paganelli aveva telefonato alla cognata dicendo che non avrebbe potuto mettersi in contatto con la famiglia per alcuni giorni perché stavano andando in una zona desertica. «È stata l’ultima volta che l’abbiamo sentita», aveva detto la cognata. «Eravamo abbastanza tranquilli perché Lorella ci ha abituati ai suoi lunghi viaggi».

SEQUESTRATI VENERDÌ – Secondo Al Jazeera, i turisti si sarebbero spinti fino al lato sudanese del Gilf el Kebir, altopiano alla frontiera fra Egitto, Libia e Sudan, e sarebbero stati bloccati dai rapitori in territorio sudanese, derubati dei loro averi e delle auto. «Parlando con operatori turistici e residenti del luogo – ha detto la corrispondente dall’Egitto di Al Jazeera – abbiamo saputo che nell’ultimo anno ci sono stati altri due sequestri simili a questo finiti con la liberazione degli ostaggi in cambio di un riscatto». Secondo queste fonti, un primo rapimento sarebbe avvenuto lo scorso gennaio, mentre un secondo solo due settimane fa. «La differenza tra oggi e allora è che la notizia è trapelata tramite fonti del ministero degli Esteri italiano». Per andare nel Gilf el Kebir serve un permesso speciale dei servizi segreti egiziani e infatti con il gruppo di turisti rapiti c’era anche un ufficiale delle guardie di frontiera. Inoltre gli inquirenti ritengono che i sequestratori potrebbero essere gli stessi che lo scorso gennaio hanno rapito un altro gruppo di turisti. Questo perché, a detta della giornalista, le auto usate dai sequestratori sarebbero le stesse rubate agli ostaggi catturati lo scorso gennaio.

NAPOLITANO E FRATTINI – Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha seguito «con viva preoccupazione e forte senso di solidarietà, in stretto contatto con il ministro degli Esteri, la vicenda del sequestro dei connazionali» e ne ha auspicato la pronta liberazione. Lo stesso ministro degli Esteri, Franco Frattini, informato del rapimento mentre si trovava in volo per gli Stati Uniti, ha seguito il caso attraverso l’Unità di crisi della Farnesina, che è stata immediatamente attivata insieme all’ambasciata al Cairo. Frattini ha fatto appello ai mezzi di informazione perché la vicenda fosse gestita con «ogni possibile cautela».

I PRECEDENTI – Era tempo che non si verificavano episodi ai danni dei turisti in Egitto. Nel 2004 e 2006 si erano registrati una serie di attentati nella penisola del Sinai. Più lontano nel tempo il famoso attentato di Luxor nel 1997 dove 58 persone erano state uccise da uomini armati che aveva aperto il fuoco sui turisti stranieri in prossimità della zona archelogica.

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