Le elezioni europee sono alle porte. Crisi economica, guai nazionali influenzeranno il voto degli elettori. In Europa ricadranno le spaccature e gli umori interni ai vari Paesi e molti saranno tentati di dare un “voto di protesta” e usare il contesto europeo per punire i partiti politici interni che sono diventati impopolari nei rispettivi Paesi. A trarne i benefici, allora, potrebbero essere i partiti della destra radicale, finora rimasti nell’ombra.
Quel che è certo è che ad andare a votare, dal Portogallo alla Romania, sarà un numero sempre minore di potenziali elettori. Un trend negativo che in realtà si registra già da qualche anno, se pensiamo che nel 2004 andò a votare il 45 per cento degli aventi diritto, contro il 62 per cento che si era presentato nel 1979.
Un problema grande perché il Parlamento Europeo potrebbe influire sulla vita di tutti i giorni dei cittadini molto di più dei rispettivi parlamenti nazionali.
Lì si decideranno le direttive sull’immigrazione, le regole sull’ambiente, sul lavoro e sul mercato economico. Un Parlamento che svolta a destra, allora, vorrebbe dire una linea molto più dura su moltissimi temi “caldi” che sono alla base delle battaglie politiche in tutta Europa.
E il rischio c’è. In Francia, ad esempio, l’opposizione socialista sta incoraggiando gli elettori a trattare le elezioni europee come un sondaggio d’opinione riguardo all’operato di Sarkozy. Ma con la tradizione francese ha da sempre un debole per la politica da strada e per la tradizione radicale, che in queste elezioni potrebbe rialzare la testa.
In Gran Bretagna il primo ministro laburista Gordon Brown è ai minimi storici nei sondaggi e il partito conservatore sta anche peggio dopo le rivelazioni di truffe sulle casse pubbliche operate da un vasto numero di membri di Westminster. Tutti quindi ammettono che questa situazione interna potrebbe avvantaggiare le liste estremiste, come quelle del Partito d’Indipendenza britannico (Ukip) e quelle di ultra destra del British National Party (Bnp).
Guardando infine all’Italia non può passare inosservato che il nuovo partito di Silvio Berlusconi, il Pdl, ha segnato una nuova svolta verso destra, coalizzando Forza Italia con Alleanza Nazionale.
* Scuola Superiore Giornalismo Luiss
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