Dopo il successo svedese, il “Partito dei pirati” sbarca anche alle prossime elezioni che si terranno in Germania il 27 settembre. E i sondaggi già danno il “die Piraten” oltre la soglia di sbarramento del 5%.
«Se altri partiti avessero cominciato anche loro a prendere sul serio i temi della libertà d’informazione e della difesa della privacy in internet, allora non saremmo mai riusciti a riscuotere successo e a suscitare attenzione come stiamo facendo». A parlare è Florian Bischof, capolista dei Piraten a Berlino e uno tra i leader del nuovo Partito.
I dati intanto parlano da soli: a gennaio, la “Piratenpartei” contava solo settecento membri. Oggi gli iscritti sono oltre ottomila, e secondo il partito stesso aumentano al ritmo di almeno ottanta al giorno. Nei sondaggi condotti tra i cittadini under 18, che però ancora non votano sono il quinto partito e sorpassano i liberali (Fdp) con cui Angela Merkel spera di formare una nuova coalizione dopo il voto.
Il partito dei pirati ha come modello il partito omonimo svedese che è riuscito a portare un parlamentare in Europa alle scorse elezioni. Tra i temi a loro cari, c’è la libertà di accesso all’ informazione e alla cultura sulla rete, la difesa della privacy, la scienza e il sapere per tutti a costo zero sul web. Si definiscono pragmatici e non interessati ai vecchi steccati destra – sinistra. Nel programma, propongono la creazione di un “ministero del Futuro per la società del sapere e dell’informazione”.
Il segreto del successo è il fare politica online da partito virtuale che però si muove anche e discutendo molto nel mondo reale con la gente. Ma non mancano anche le prime critiche: il quotidiano conservatore “Die Welt” li accusa di aver accolto nelle loro fila Joerg Tauss, parlamentare espulso dalla Spd perché sotto inchiesta per sospetta detenzione di materiale pedopornografico.
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