Domenica 12 e lunedì 13 si vota in Lombardia e Lazio (e anche da qualche altra parte) per eleggere i governi locali. Elezioni lente a cercare, pateticamente, di stare al passo con una sempre più diffusa elettorale…pigrizia. Siamo l’unico paese (europeo sicuro, ma su scala planetaria forse pure) che allunga i tempi dell’apertura dei seggi nell’illusione che il non andare a votare sia una questione di mancanza di tempo. E invece è mancanza di voglia. Come che sia, si torna a votare, se si vuole, dalla domenica mattina alla domenica sera e poi di nuovo tutta la mattinata di lunedì e anche lunedì all’ora di pranzo. Aggiungi le velocissime operazioni di spoglio e verifica dello spoglio e si è fatto, se tutto va liscio, martedì. Tre giorni per un voto, d’altra parte è questo il passo Italia quando si tratta di cosa pubblica. Lento, ridondante, pomposo, scontroso.
Bigiotteria politica
Va bene, ma sono elezioni, una cosa importante, un diritto, una libertà tutt’altro che scontata ed eterna, una responsabilità civile…Sono? Sicuro che questo sono? Questo dovrebbero essere e un fondo di questa nobile sostanza le elezioni, qualunque elezione lo conserva. Ma su questo fondo e sostanza nobili e preziose la propaganda politica (tutta la propaganda politica di tutti) deposita strati su strati di bigiotteria politica. Chincaglieria, nulla di prezioso e vero nelle campagne elettorali. Tutti per la libertà e lo sviluppo e la sicurezza e la pace e il lavoro e il benessere e tutto il resto delle cose buone messe in pericolo e insidiate solo dalla eventuale vittoria elettorale dell’altro. E invece garantite, per partenogenesi, dal voto e dalla vittoria della parte comiziante. In sostanza si chiama il cittadino elettore a votare…Per cosa non è dato sapere. Per chi è quasi sempre a scatola chiusa. Perché, il perché votare è decisamente e francamente e generalmente omesso, non usa più fornire perché. Non fa più parte del mansionario del ceto politico, non saprebbero più farlo se qualcuno gli chiedesse davvero di dire il perché votare e quale quindi la sostanziale differenza dei perché.
Quindi soprattutto affar loro
Spiegano cronache e analisi politiche che in Lombardia quel per cui ci si agita e combatte è la misura della distanza in termini di percentuali che si registrerà tra FdI e Lega e tra FdI e somma Lega più Forza Italia. E che dall’altra parte quel per cui ci si agita e combatte è la misura della distanza che si registrerà tra Majorino candidato di tutte le sinistre e Moratti Letizia candidata di centro. Dalla distanza ne deriveranno conseguenze sul congresso e sulla linea del Pd e la distanza dirà quanto si devono affratellare Pd e M5S. Spiegano cronache e analisi politiche che nel Lazio quel per cui ci si agita e combatte è la distanza in termini percentuali tra D’Amato Alessio candidato da Calenda e Pd e Bianchi, la candidata di M5S (candidata che in fondo corre per quello, per marcare la distanza). Poi si farà la somma e la sottrazione delle distanze lombarde e laziali e allora il Pd e M5S…Dall’altra parte ci si affanna e mobilita per misurare quanto FdI è dominante a Roma e, somma alla dominanza (quanta?) in Lombardia…Come si vede, si spiega e si dice ad alta voce, sostanzialmente affari loro. Senza dimenticare e trascurare che ci si agita, affanna, mobilita per la battaglia delle preferenze e quindi dei posti in Consiglio e Giunta. Affari loro, esclusivamente affari loro. Di alta e bassa cucina ma affari loro addobbati con bigiotteria politica. Domenica e lunedì, elezioni importanti e appuntamento elettorale non imperdibile.