ELUANA, IL GIUDICE: ”IL DECRETO E’ ESECUTIVO E DEFINITIVO”, SACCONI MINACCIA CONSEGUENZE

Eluana4_2 La clinica di Udine dove Eluana Englaro dovrebbe essere trasferita nelle prossime ore non rischia alcuna sanzione nel caso decida di sospendere l’alimentazione e l’idratazione artificiale, contavvenendo alla disposizione annunciata ieri dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi. E’ quanto si evince dalla precisazione fornita oggi dal giudice della prima sezione civile della corte d’appello di Milano, Filippo Lamanna, il magistrato estensore del decreto con cui, lo scorso luglio, Beppino Englaro era stato autorizzato a interrompere l’assistenza nei confronti della figlia in coma da quasi 17 anni.

"Il decreto – ha chiarito Lamanna – non ha bisogno di alcuna ulteriore certificazione di esecutività perché la legge dice che tutte le volte che un provvedimento giudiziario non è più soggetto a impugnazione diventa definitivamente esecutivo". La clinica friulana dove è attesa Eluana aveva ribadito stamane la disponibilità ad accogliere la paziente per mettere in pratica l’ordinanza, ma aveva precisato di voler prima verificare la regolarità giuridica di tale comportamento. "Abbiamo sospeso temporaneamente l’iter, in attesa che i legali che tutelano Eluana Englaro e la sua famiglia dimostrino che l’incursione del ministro Maurizio Sacconi non intacca la validità del decreto della Corte d’appello di Milano e della corte di Cassazione", aveva spiegato Claudio Riccobon, riferendosi all’atto di indirizzo che il ministero del Welfare ha inviato a tutte le Regioni.

Nel documento, Sacconi sottolinea che interrompere nutrizione e idratazione delle persone in stato vegetativo persistente non è legale per le strutture pubbliche e private del servizio sanitario nazionale.

Riccobon ha confermato che "ora la questione è legale, o meglio giuridica. Noi confermiamo la nostra disponibilità ma in un percorso chiaro dal punto di vista legale. Saranno i legali della famiglia a decidere quando. Noi siamo pronti". L’amministratore ha anche aggiunto che "non appena il provvedimento si rivelerà inefficace in termini di impedimento di esecuzione del decreto – come i legali della famiglia Englaro sostengono – Eluana sarà subito trasferita a Udine". La precisazione del giudice Lamanno sembra poter consentire un’accelerazione dei tempi.

La cautela della dirigenza della clinica era stata condivisa dai legali della famiglia Englaro. "Si darà corso alla sentenza senza mettere a repentaglio nessuno, siamo tutti ragionevoli, non vogliamo far correre rischi a nessuno e in questo senso la dichiarazione della clinica di Udine è chiara", ha detto l’avvocato Vittorio Angiolini, intervenendo su Radio Uno. L’atto di Sacconi, ha aggiunto, "va reso pubblico" perché "è stato solo annunciato ed è un deterrente intimidatorio". "In un Paese normale si discute sui casi su cui non c’è una sentenza definitiva che altrimenti – ha detto Angiolini – va applicata".

Non si rassegna però a questa conclusione il governo, che per bocca del sottosegretario del Welfare, Francesca Martini ha ribadito l’invito a non procedere con la sospensione dell’assistenza alla paziente. "Le strutture pubbliche e private – ha insistito – dovrebbero rispettare il mandato del Servizio sanitario nazionale che prevede il diritto, contenuto anche nella Costituzione, del paziente a ricevere assistenza e cure mediche".

Estremamente amareggiato per il provvedimento deciso a sorpresa ieri pomeriggio dal ministro Sacconi Carlo Alberto Defanti, il neurologo che ha in cura da anni Eluana Englaro. "Mi aspettavo manifestazioni di piazza, presidi, ma non un atto così subdolo e sottile – ha commentato – hanno individuato l’anello debole di tutta la catena, la clinica, attuando una minaccia concreta che potrebbe far presumere il venir meno del finanziamento". "Sembra di essere tornati indietro ai tempi di Montesquieu – ha detto ancora il neurologo – è come non essere più in uno Stato di diritto".

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