Eni, la Libia incide sulla produzione. Fitch taglia il rating

ROMA 5 MAG La Libia c – ROMA, 5 MAG – La Libia comincia a preoccupare Eni. Il protrarsi dei disordini nel Paese nordafricano, dove il cane a sei zampe e' il primo operatore internazionale, preoccupa per l'impatto sulla produzione, che potrebbe arrivare nel 2011 a 200 mila barili al giorno in meno. A giocare a favore della societa' c'e' pero' il rialzo del prezzo del petrolio, collegato alla stessa crisi, che finora, ha spiegato l'amministratore delegato Paolo Scaroni, ha piu' che compensato l'impatto libico. Tanto da poter guardare con una certa tranquillita' al dividendo di quest'anno. E' stata ancora una volta la situazione nel Maghreb a dominare l'attenzione dell'assemblea annuale del gruppo, anche alla luce del declassamento del rating da parte di Fitch che, proprio per le incertezze in Libia, ha tagliato il suo giudizio sull'azienda da AA- ad A+, pesando sul titolo per lo 0,63%. Il taglio non e' per Scaroni, ''particolarmente grave'', ma e' comprensibile, perche', ha ammesso il manager, la guerra ''ci preoccupa eccome, la guardiamo con molta attenzione''. Se infatti la crisi dovesse continuare per tutto il 2011 ci sarebbe ''un impatto molto importante'', con un ''abbattimento della produzione 2011''. La peggiore delle eventualita' e' il permanere dell'incertezza, anche perche' se il prezzo del greggio dovesse ripiegare sui 70-80 dollari al barile, allora si' che ''il fenomeno Libia sarebbe di per se' una ragione per rimettersi a considerare la politica dei dividendi'' per i prossimi anni. La crisi nel Paese potrebbe del resto anche gettare ''nella nebbia'' l'accordo, seppur marginale, per l'ingresso di Gazprom in Elephant, per il quale Eni sta gia' cercando alternative. L'assemblea di oggi e' stata l'ultima presieduta da Roberto Poli, cui subentrera' il nuovo presidente Giuseppe Recchi, ufficialmente eletto dagli azionisti. Poli ha salutato augurandosi che Eni non faccia la fine di Parmalat, che rimanga in mani italiane e che non ci sia alcuno spezzatino, ''errore storico'' che renderebbe il gruppo piu' ''facilmente attaccabile''. Meno dogmatico e' parso invece Scaroni, che non ha escluso ancora una volta la cessione di Snam, sulla quale non c'e' alcuna fretta di decidere, ''ne' nei prossimi 3 mesi, ne' nei prossimi 12'', ma a cui si puo' guardare con ''liberta' di spirito''. Scaroni ha comunque assicurato che nel prossimo quadriennio i risultati di Eni resteranno ''al top dell'industria'' di settore. Una garanzia di cui possono essere piu' che soddisfatti Tesoro e Cassa Depositi e Prestiti che con il dividendo approvato oggi dall'assemblea (dopo un anno chiuso con un'impennata dell'utile di oltre il 44%) riceveranno un assegno complessivo di oltre 1,2 miliardi di euro. Una battuta, in una intervista televisiva, l'Ad dell'Eni l'ha poi dedicata al nucleare. ''E' difficile immaginare un approvvigionamento energetico senza atomo. Sul nucleare ci sara' un ripensamento che potra' durare 4 o 5 anni dopo di che l'atomo potra' ritornare alla ribalta e sara' piu' sicuro, ancora piu' pulito e il mondo potra' ricominciare questo cammino''.

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