La Ue, sempre loro, non riposano mai nell’insidiarci il quieto vivere. Adesso hanno detto che cibo fatto di insetti si può vendere. Insetti, capito? E che siamo asiatici, africani, insomma morti di fame costretti a mangiare formiche, larve, cavallette? Insetti come cibo e dove arriveremo, finiremo? Che sarà ‘sta novità? Dice che tanto novità non è, che sono miliardi di umani e migliaia di anni che ci si nutre anche di insetti? E chi lo dice? Questo lo dice lei…E comunque è evidente attentato e insolenza verso i valori tradizionali del ragout (italianizzato ragù) e della puntarella, della pasta e fagioli e risotto.
Quindi, se all’invadenza molesta, molesta a mo’ di mosche, della Ue opporsi non si può, difendersi si deve. Con scaffali separati nei super mercati, separati e segnalati con evidenti e marcati segnali il cui senso è “Achtung insetti!”. Farina di grillo, e pure, addirittura, di locusta. Dentro la roba da mangiare! Qui ci vuole, urge un apartheid alimentare/espositivo. Qualcosa che dica al popolo italico delle fettuccine, della lonza, della polenta, della bagnacauda e del salame e mortadella che quella roba lì la si mangia, se si vuole, a proprio tradimento e scadimento del giusto mangiare. Le autorità di governo hanno raccolto il grido di allarme e predisposto obbligo di segnalazione di alterità alimentare. Farina di grillo? Tu mangiala, se vuoi, io ti ho avvertito.
Ortoressia nazional popolare
Farina di grillo e di insetti vari? Comunque giù le antenne da pasta e pizza. Lì vige il divieto di utilizzarle. Lì la segnalazione di allarme diventa massima e coincide di fatto con una segnalazione di pericolo. Pericolo di che? Non di cattiva qualità nutritiva. Sono proteine. Non di nocività alimentare. Non avvelenano nessuno. Pericolo di allergie? Non c’è cibo che non possa provocare qualche allergia in qualche umano soggetto. Pericolo di…schifo? Questo sì, ma lo “schifo” è tanto, tanto soggettivo. Avete presente cosa ci mangiamo come cucina tradizionale italiana? Le interiora gli organi interni, i fermenti. E avete presente quanto di cibo chimici ci appaia sugli scaffali e nel piatto come ovvio e pacifico? Non una piega di fronte a coloranti e conservanti in ogni aperitivo e spuntino ma massima contrazione di ribrezzo di fronte al cibo agli insetti.
Una fobia. Una fobia culturale, una fobia dalle radici profonde. Ma non perché profonde con base scientifiche. Non c’è ragione nutrizionale per stare alla larga o in dispetto verso il cibarsi di insetti. Una fobia che è difficile non condividere perché si sposa e finisce quasi per coincidere con il gusto oltre che con l’abitudine. Mangiare insetti è per la nostra cultura al momento un disvalore, una roba da sfigati o da strambi. Non c’era però bisogno, anzi risulta alquanto grottesco vestire il tutto da “difesa del cibo tricolore” dalle invasioni di grilli e cavallette. Ancora una volta: l’inadeguatezza (nazional popolare?) ad essere seri senza fare teatro.