ROMA – Un nuovo studio condotto dai ricercatori del Wake Forest Baptist Medical Center, in collaborazione con la Johns Hopkins University School of Medicine (Usa) e l’Università di East Anglia (Gb), mostra che l’uso del farmaco vareniclina – commercializzato da Pfizer con il marchio Chantix* – è associato a un aumento del 72% del rischio di ospedalizzazione a causa di gravi eventi avversi cardiovascolari, come aritmia o infarto. Lo studio compare sul ‘Canadian Medical Association Journal’.
“Sappiamo da molti anni che Chantix* è uno dei farmaci più dannosi esistenti sul mercato statunitense, in base al numero di gravi effetti avversi segnalati alla Food and Drug Administration – ha detto Curt Furberg, professore di Scienze della sanità pubblica alla Wake Forest Baptist, autore principale dello studio ed esperto nel campo della ricerca sulla sicurezza dei farmaci – Questo medicinale può provocare perdita di coscienza, disturbi visivi, comportamenti violenti e suicidi, depressione e un peggioramento del diabete. A questa lista si possono ora aggiungere i gravi eventi cardiovascolari”.
Il team di ricercatori ha indagato gli effetti cardiaci della vareniclina analizzando 14 trial in doppio cieco randomizzati e controllati che avevano incluso più di 8.200 pazienti fumatori, 4.908 dei quali assumeva vareniclina e 3.308 un placebo.
Tutti gli studi, tranne uno, escludevano le persone con una storia precedente di malattia cardiaca e nessuno ha seguito i partecipanti per più di un anno. Ne è emerso che 52 dei 4.908 (1,06%) partecipanti in cura con vareniclina hanno avuto eventi avversi rispetto a 27 dei 3.308 (0,82%) partecipanti trattati con placebo, mentre il numero di persone morte in ogni gruppo era lo stesso (sette). La maggioranza dei partecipanti allo studio era composta da uomini con in media meno di 45 anni di età.
“Tra i fumatori – concludono i ricercatori – l’uso di vareniclina è stato associato a un aumento significativo del rischio di gravi eventi avversi cardiovascolari, pari a oltre il 72%. Rischio che si osserva nei tabagisti con o senza malattie cardiache”.