Il sequestro è avvenuto nell'isola Meridionale di Jolo, dove operano i gruppi estremisti musulmani di Abu Sayyaf considerati vicini ad Al Qaeda ed autori, in passato di diversi sequestri. Il suo scopo dichiarato è creare uno stato islamico nelle Filippine meridionali. Fondato all'inizio degli anni '90 dal predicatore islamico Abdulrajak Abubakar Janjalani, il gruppo conta oltre un migliaio di seguaci ed ha continuato nelle sue cruente azioni di guerriglia anche dopo l'uccisione nel 1998 del suo leader storico, al quale è succeduto il fratello Khaddafy, anche lui morto circa due anni fa.
Quanto alla dinamica del sequestro, il presidente della Croce Rossa delle Filippine, Richard Gordon, ha detto che al momento del rapimento i tre operatori umanitari si trovavano in macchina, sulla strada per l'aeroporto di Jolo, dopo una visita al carcere locale.
Durante il tragitto i tre operatori umanitari sono stati intercettati da un gruppo di uomini armati, a bordo di motociclette, che li hanno prelevati con la forza. A bordo dell'auto, con i tre operatori umanitari, c'erano anche un autista e altre due filippini, che sono stati rilasciati ed hanno raccontato l'accaduto.
E anche la Croce Rossa italiana "si sta adoperando" per la liberazione del nostro connazionale: lo ha confermato il commissario straordinario Francesco Rocca. "Siamo in costante contatto – ha detto – con l'unità di crisi della Farnesina e col nostro Comitato internazionale. Stiamo raccogliendo informazioni, speriamo di avere presto notizie positive