Fly me to the moon, portami sulla luna, fammi giocare tra le stelle. Così sta cantando in cielo Frankie per l’arrivo del vecchio chansonnier Silvio, il pianoforte era pronto da un po’, ma lui resisteva, era troppo attaccato alla vita. Aveva sempre qualche nuova impresa da fare, un ponte tra popoli, siciliani e calabresi, turchi o russi, da costruire.
In other words, baby, kiss me, aveva sempre un nuovo amore che gli proiettava l’esistenza, una nuova avventura sempre dietro l’angolo. Una quasi moglie da fare sorridere e rendere felice.
Riempi il mio cuore di canzoni e fammi cantare per sempre. Aveva il sole in tasca Silvio, non aveva invidia, come poteva averla, lui era già il massimo, e il suo cuore cercava la felicità. Non come quei nemici della contentezza dei comunisti, i suoi rivali di sempre.
You are all I long for. Lui desiderava tutto. Le imprese, le donne, il calcio, la politica. Era il Prometeo del Novecento che ha travalicato il millennio, nonostante il rapace che gli rodeva le interiora. Viveva per desiderio, per aspirazione più che per ambizione, un Faraone, un Dio in terra.
In other words, please be true. Sincero forse lo era, ma a modo suo. Era più autentico che sincero, dietro a quel sorriso da pigmalione, piacione per alcune, caimano per altri. Godeva nell’affascinare gli altri, uomini e donne, donne di più. Molte, così fan tutte, ci cascavano, un pirata ed un signore, professionista dell’amore.
In other words, I love you. L’amore era il suo credo, la sua religione terrena. Amore per i progetti, per le case, per i suoi cagnolini, per i suoi collaboratori. Un amore universale, verso tutto ciò che era positivo, fecondo, fertile, redditizio. Era schumpeteriano in impresa, fourieriano in politica, sacchiano più di Sacchi nel calcio. Pur essendo il leader dei moderati era smodato. Un ossimoro politico. La politica per lui era Amore, principalmente di se, ma un se inclusivo, per tutti, tanti, troppi, che hanno goduto di un pezzettino del sole che portava in tasca. Goodbye Silvio, Fly to the Moon.