Formula 1, il Gp di Spagna dal punto di vista delle gomme Pirelli-2-

Barcellona (Spagna) – La parte più critica dei 4.655 chilometri del circuito del Montmelò è la curva 3: un lungo curvone a destra noto per stressare in modo particolarmente severo gli pneumatici anteriore e posteriore sinistri. In questa fase, la potenza combinata del KERS e degli 830 CV del motore sottopongono gli pneumatici a un carico enorme, dato che in curva la forza laterale è pari a 3,9G. Nella parte centrale del circuito, i piloti raggiungono velocità superiori ai 280 km/h in sesta marcia, prima di spingere in modo deciso sui freni in vista di un'altra celebre curva: la Campsa. Per affrontarla, i piloti sfruttano i cordoli, con gli pneumatici sottoposti a carichi verticali di 800 chilogrammi. In uscita dalla curva, il fatto di salire sui cordoli produce intense vibrazioni che vengono assorbite dalla carcassa della gomma. Questa filtra e riduce ciò che viene trasferito alla monoposto di Formula Uno: sottolineando il ruolo cruciale dello pneumatico come parte integrante del sistema sospensivo della vettura. In frenata per La Caixa, il PZero è soggetto a una decelerazione longitudinale di 4,85G. Una forza laterale di 1,8G spinge poi la macchina verso l'esterno della curva, stressando lo pneumatico anteriore destro fino all'ultimissimo metro della curva. L'ultima chicane è, invece, la parte più lenta del circuito. Con pochissimo carico, gli pneumatici sono la sola fonte di grip meccanico. Per ottenere la miglior trazione, le gomme devono gestire tutta la potenza del motore, mentre le monoposto accelerano fino a 300 km/h in settima marcia sul rettilineo di partenza-arrivo: la parte più veloce del tracciato.

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