Fa discutere in Europa e in Italia la legge francese con cui Nicolas Sarkozy ha tolto la pubblicità alla televisione pubblica. Mentre l’Associazione europea delle televisioni commerciali, in un convegno a Bruxelles ha giudicato interessante la legge, in Italia, il Presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, ha giudicato “inutile” la proposta di abolire la pubblicità da un’emittente Rai: «In Francia — ha detto Confalonieri— è stata inutile: non ha portato nulla in più alle altre emittenti. In Italia succederebbe lo stesso».
La legge francese si proponeva di innalzare gli ascolti delle tv pubbliche, tagliando tutti gli spot, e lasciando solo gli annunci di interesse pubblico, ma in realtà le tv di Stato, nonostante la nuova legge, hanno perso ascolti. Inoltre è anche fallito l’obiettivo di trasferire alle emittenti private nazionali, i 480 milioni di euro di spot, con gli inserzionisti che hanno soppresso gli investimenti, in buona parte per l’effetto della crisi economica. A “gioire” per la nuova legge sono le piattaforme digitali, con i loro ricavi pubblicitari che aumentano dell’85% anno su anno.
«Il rischio della televisione pubblica francese — dice lo svizzero Albino Pedroia, un manager televisivo che da 35 anni lavora a Parigi, prima in Havas e Canal Plus, oggi come consulente — è di diventare come la radio France Culture: noiosa, elitaria e sconnessa dal grande flusso mediatico televisivo. Una tv che mettesse Molière in prima serata sarebbe destinata a diventare rapidamente marginale. E in questo caso avremmo un paradosso: il servizio pubblico senza pubblico».