Fuga dai concorsi pubblici. Vacilla il mito del posto fisso statale. Entro la fine dell’anno andrà in pensione un milione di dipendenti. La carenza di personale rischia di diventare una emergenza per molte amministrazioni.
Allarme dei sindacati, promesse del ministro Zangrillo. Il governo ha deciso di stabilizzare dopo 15 mesi di lavoro, 500 assunti a tempo determinato per la realizzazione del PNRR con profili economico, giuridico, statistico matematico, ingegneristico e ingegneristico gestionale. Zangrillo assicura l’assunzione di 156 mila lavoratori nella Pubblica Amministrazione.
L’aumento delle rinunce a partecipare ai concorsi pubblici è allarmante, sia per i posti a tempo determinato che indeterminato. Secondo i sindacati le cause sono evidenti: retribuzioni troppo basse. Ormai è una certezza, numeri alla mano: il 50% dei candidati a un concorso negli ultimi 2 anni non si è presentato alle prove. Addirittura la percentuale sale al 70% per i profili tecnici come ingegneri, architetti e statistici. Se questa non è emergenza, cos’è?
Oltre al trattamento retributivo – dice il segretario generale della UIL P.A. Sandro Colombi – bisogna agire sulla stabilizzazione dei precari e sul ricambio generazionale. Aggiunge il segretario nazionale FP-CGIL Angelo Marinelli: ”Ferma restando la necessità di rivedere le retribuzioni, c’è un altro problema: il problema della organizzazione del lavoro nella Pubblica Amministrazione che rischia di essere meno attrattiva sopratutto per i profili tecnici.”
Il ministro Zangrillo, successore di Renato Brunetta, avverte la delicatezza del momento e ha risposto positivamente sulla apertura di un tavolo che parli anche di occupazione. E non solo.
Ma c’è un altro problema che riguarda i dipendenti pubblici e cioè l’ipotesi di togliere la app cinese Tik Tok accusata di essere uno strumento nelle mani del governo di Pechino. Il governo Meloni sta valutando il da farsi sulla scia della scelta già fatta di recente dalla Commissione Europea.
Al riguardo ha detto il ministro Zangrillo: ”Dobbiamo comprendere quali sono i rischi legati alla sicurezza nazionale”. Su questo argomento si sta impegnando il Copasir ma il ministero di Zangrillo è fortemente coinvolto avendo oltre 3 milioni di dipendenti.
Le ipotesi al vaglio del Governo sono diverse. Una decisione sembra comunque imminente, sia sulle retribuzioni che sulla disattivazione della discussa app cinese. L’argomento è già all’ordine del giorno. Sul tema app si è espresso anche il ministro delle infrastrutture e vice premier Matteo Salvini che ha scritto su Twitter: ”In merito al blocco di Tik Tok io sono perplesso e contrario ad ogni tipo di censura; in una società liberale prima di arrivare a “blocchi” radicali bisogna riflettere bene. A Bruxelles stanno già pensando di mettere il bavaglio a Tik Tok. Io sono sempre e comunque a favore della libertà di pensiero, di parola, di espressione e contro ogni censura. Controllare sì, vigilare sì, ma la censura non mi piace mai”.
Da tempo la app cinese è nel mirino (anche) delle istituzioni italiane. Lo scorso dicembre il Comitato per la sicurezza della Repubblica aveva avviato una indagine conoscitiva su Tik Tok, dopo che a novembre il direttore dell’FBI Chris Wray – in audizione al Congresso americano – aveva sottolineato come l’app fosse uno strumento nelle mani del governo di Pechino, in grado di indirizzare i contenuti social e influenzare gli utenti.
D’accordo. Ma se scatta il blocco per i dipendenti sarà inevitabile mettere il bavaglio pure ai politici. Allora che diranno gli abituali frequentatori come la Meloni (6,7 milioni di like), come Berlusconi, Renzi, Salvini, Calenda?