G20: prima bozza non prevedeva tetto bonus per executive banche. Poi si parla di formule fumose

Battendosi il petto come gli scimmioni, i grandi del mondo sono andati a Pittsburgh come se volessero far pagare ai banchieri tutte le colpe della crisi e come se, mentre crescevano a dismisura le bolle la cui esplosione ha fatto precipitare l’economia mondiale nell’ultimo anno e mezzo, loro, i politici, fossero su un altro pianeta e non fossero in grado di controllare i loro banchieri. Vale la pena di ricordare che uno dei paesi che ha patito di meno le conseguenze della crisi e il caos delle banche è stata propriol’Italia, per l’attenta sorveglianza della banca centrale: quindi se avessero voluto, l’avrebbero potuto fare anche gli americani e gli inglesi, ma loro volevano l’euforia economica per fare dimenticare il disastro della guerra in Iraq.

Tim Geithner

C’è invece da scommettere che il G20 si concluderà, come già  a Londra, con qualche generica minaccia di pubblica fustigazione dei banchieri, con tante parole contorte e interpretabili in tanti modi, ma non molto di più, come è inevitabile che sia.

Si parla di una fumosa e complessa formula che colleghi i premi al “prodotto bancario” e quindi comunque un valore variabile e influenzabile quindi sempre dalle follie del sistema e delle persone. I limiti scatterebbero solo in casi individuati molto vagamente: per uscire dalla vaghezza, se mai se ne uscirà, ci vorranno tanti di quegli anni di negoziati multilaterali che passeranno almeno altre cinque bolle e recessioni.

Siamo alle indiscrezioni della vigilia, ma a Pittsburgh sembra che il fattore campo abbia influito e che, con buona pace degli innumerevoli ammiratori del presidente barack Obama, il sistema bancario, Wall Street, pesi sulla politica più dell’ideologia e della giustizia sociale.

Nei giorni scorsi il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva minacciato addirittura di andarsene dal G20 se non fossero state prese drastiche misure in materia. Ma nessuno lo ha preso sul serio.

In piena campagna elettorale e quindi con la necessità di lanciare messaggi forti ai suoi concittadini, il cancelliere tedesco  Angela Merkel, alla partenza da Berlino ha detto chiro che la riunione del G20 non deve discutere argomenti utilizzati come “alibi”, invece di affrontare il nodo principale, ovvero la riforma del sistema finanziario: “Non dobbiamo concentrarci su argomenti di riserva e soprattutto non dobbiamo dimenticarci della regolamentazione dei mercati”. I politici riuniti al vertice del G20 “devono avere il coraggio di fare qualcosa che non sia immediatamente apprezzato da tutte le banche”, cioè porre un tetto ai bonus dei manager delle istituzioni finanziarie.

A confermare però che si tratta di retorica politica, sono arrivate alcune notizie nella notte tra giovedì e venerdì.

Una notizia viene dal segretario al tesoro statunitense, Tim Geithner, il quale ha detto che la posizione degli Stati Uniti e degli europei sulla questione dei bonus ai dirigenti “non è molto lontana”. Parole che fanno pensare che le divergenze ci siano e siano sostanziali, anche se Geithner ha detto che potrebbe essere raggiunta una posizione comune fin dalla conclusione dei lavori venerdì, con “norme molto dettagliate, vigorose e in grado di limitare i rischi”  per limitare i premi dei banchieri.

“C’é un impegno condiviso al G20 per sostenere questi primi segnali di ripresa e di crescita”, ha spiegato Geithner, così come c’è un “forte sostegno” da parte dei leader internazionali, Cina compresa, sul piano della Casa Bianca per ribilanciare gli squilibri globali. Giethner si è  detto fiducioso che i Paesi del G20 compieranno passi in avanti sulla ridistribuzione dei diritti di voto all’interno delle organizzazioni internazionali, Fondo Monetario Internazionale in testa

Ed ecco il topolino partorito dalla montagna: secondo l’agenzia di stampa francese Afp, che cita come fonte “un responsabile di un paese del G20” l’idea sarebbe quella di “limitare i bonus ad una percentuale del prodotto netto bancario quando essi minaccino un certo livello di sano capitalismo”. Si tratta di stabilire quando si verifichi la minaccia, condizione che finora i governi e le altre pubbliche istituzioni internazionali non sono stati capaci di prevere; e si tratta di mettere dei numeri al posto delle parole del “prodotto netto bancario”.

In precedenza, un’altra notizie, dell’agenzia inglese Reuters, che citava una “fonte diplomatica”, riferiva che una prima bozza del comunicato finale, possibile oggetto di variazioni, non faceva alcun riferimento al tema del tetto ai manager.

Sembrano invece confermate due notizie positive: che i paesi del G20 intendono chiudere i negoziati del “Doha Round” sulla liberalizzazione del commercio internazionale entro i primi mesi del 2010 e che c’è un accordo per il ritiro dei sussidi per i combustibili fossili, anche se non è stata stilata alcuna tabella di marcia a tale proposito.

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