«Ho la passione del cross e dalla scossa del 6 aprile solo ieri sono finalmente riuscito a rifarmi un giro con la mia moto – racconta l’uomo – All’improvviso ho trovato il sentiero di montagna che percorrevo di solito sbarrato da reticolati e dal filo spinato. Ho capito dopo che era un campo militare perfettamente mimetizzato con tanto di postazioni radar, blindati e batterie di missili, posto su un colle a poche centinaia di metri dal paese di Filetto».
L’uomo racconta anche che, a seguito di questo evento, «per oltre un giorno sono stato seguito da un’auto in tutti i miei spostamenti, anche mentre andavo al lavoro o incontravo parenti e amici. Quello che preoccupa è che ormai ci sentiamo osservati e spiati in tutti i nostri movimenti quotidiani».
Episodi del genere in questi giorni sono molto frequenti, come ci racconta Angelo Venti, del presidio di Libera Informazione. L’Aquila è praticamente divisa in due e nella zona dove ci sono anche le tendopoli è impossibile recarsi al lavoro o far circolare uomini, mezzi e merci senza i necessari pass, autorizzazioni rilasciate con il contagocce solo dopo stretti controlli e una lunga trafila burocratica. I negozi sono chiusi e sono difficili anche i rifornimenti nelle tendopoli.
Questi controlli così ferrei e comprensibili, però, talvolta fanno acqua da tutte le parti. Oltre al casello di Bussi, libero in entrata verso L’Aquila ma bloccato in uscita, c’è un’altra storia che lo stesso Venti ci racconta e che fa riflettere. Un fotografo oggi è riuscito ad arrivare vicinissimo all’elicottero che aveva portato Silvio Berlusconi ad Onna per incontrare Angela Merkel, semplicemente raggiungendo il luogo dell’atterraggio tramite un ponte pericolante, ed evitando così i controlli delle decine di forze dell’ordine appostate alle porte della cittadina.