Gabbie salariali, anche il lombardo (ma non lumbard)Formigoni le boccia ma fa tremare:”Verso la fine dei contratti nazionali”

Pubblicato il 12 Agosto 2009 - 01:22 OLTRE 6 MESI FA

Dice Roberto Formigoni, governatore della Lombardia, in una intervista al quotidiano di casa Berlusconi, il Giornale: “I sindacati giustamente dicono no alle gabbie salariali, perché è una fase terminata nel 1969. Anche io dico no, perché si abbatterebbe la produttività e diminuirebbe il Pil”.

Formigoni invita il governo a non sbagliare “ancora una volta il linguaggio. Già l’abbiamo sbagliato con le ronde, adesso cerchiamo di non ripetere un tragico errore. È un termine sbagliato che richiama un passato molto vecchio, non più d’attualità. Le gabbie salariali sono superate da quarant’anni e deve essere chiaro che nessuno ha voglia di reintrodurle. Siamo maestri nello sbagliare i termini”.
Secondo Formigoni, “E’ giusto che la contrattazione tra le parti sociali tenga conto” delle differenze relative al costo della vita, ma “si tratta di rompere la gabbia che impedisce la libera contrattazione tra le parti sociali. Se condotta liberamente e con flessibilità, la contrattazione  valorizzerebbe i contratti decentrati, territoriali e aziendali, superando la rigidità di una contrattazione centralizzata e centralistica che impedisce di trovare più lavoro e di trovare un punto d’accordo che tenga conto delle condizioni concrete zona per zona”.

Formigoni, in prospettiva, non esclude il superamento della contrattazione nazionale: “La direzione – dice – può essere quella. Al momento si tratta di depotenziare la parte centralizzata per dare molto più peso ai contratti territoriali e aziendali. Basta applicare la riforma della contrattazione. Questa è l’impostazione giusta e la proposta del governo va in questa direzione”.