ROMA – (ANSA) Il generale dei Carabinieri Gianpaolo Ganzer, ex capo del Ros, è uscito dalla sua vicenda giudiziaria dopo che la Corte di Cassazione, terza sezione penale, presidente Aldo Fiale, ha considerato i fatti di cui era stato accusato “di lieve entità”, ai quali si è applicata la prescrizione, dopo una condanna, in Corte d’Appello, nel 2013, a 4 anni e 11 mesi per irregolarità in operazioni antidroga. Ha fatto quello che altrove chiamano operazioni “under cover”, su cui fanno film e celebrano eroi. Da noi sono stati 12 anni di calvario giudiziario.
“E’ un passo importante per l’accertamento della verità”, ha commentato Ganzer, presente nell’ aula della Cassazione. Il pg Roberto Aniello aveva chiesto alla vigilia della sentenza la conferma della condanna d’appello a 4 anni e 11 mesi del generale Giampaolo Ganzer, ex capo del Ros, e di un gruppo di ufficiali e sottufficiali dei Carabinieri.
Gianpaolo Ganzer, congedatosi nel 2011, era accusato di traffico internazionale di stupefacenti per una serie di inchieste condotte sotto copertura tra il ’91 e il ’97, finalizzate all’arresto di trafficanti. Inchieste irregolari, secondo l’accusa, che avevano portato il Tribunale di Milano a condannare Ganzer in primo grado, nel luglio 2010, a 14 anni di carcere.
L’ipotesi dell’accusa, accolta dalle sentenze di merito, ha spiegato il pg di Cassazione Aniello,
“è un’attività di induzione dei fornitori al traffico e all’importazione, e poi al reperimento di acquirenti”.
Da qui le imputazioni di detenzione e traffico internazionale di droga. La finalità, secondo il pg – non era ovviamente l’immissione della droga sul mercato, “visto che le operazione erano condotte per arrivare al sequestro e all’arresto”, ma di fatto “la droga veniva importata e poi messa sul mercato”.
La Corte d’Appello, nel ridurre a 4 anni e 11 mesi, dai 14 anni inflitti in primo grado, aveva concesso al generale Ganzer le attenuanti generiche. Attenuanti anche per il suo vice, il colonnello dei carabinieri Mauro Obinu, la cui condanna era passata dai 7 anni e 10 mesi a 4 anni e mezzo. Gli altri imputati erano stati condannati a pene comprese tra gli 11 anni e 4 mesi, inflitti a un trafficante, ai 4 anni e due mesi.
Gli stessio giudici d’appello avevano ravvisato, come motivato nella loro sentenza, che “è certo che i militari del nucleo di Bergamo con il concorso dei colleghi della sede centrale, nel perseguire le predette finalità abbiano ecceduto, ma appare, considerate anche le energie profuse e i pericoli corsi, che abbiano agito, piuttosto che per puro carrierismo o forse anche per un ritorno economico” per una sorta di “fuoco sacro”.
L’ex comandante dei Ros, ricorda il Corriere della Sera,
“è stato oggetto di indagine dal 2003 alla data del processo di primo grado, nel 2010, per una serie di operazioni antidroga avvenute tra il 1991 e il 1997. L’accusa era quella di «creare traffico di droga prima al fine di reprimerlo», visti i suoi successi nei sequestri di stupefacenti nell’area del Veneto. Il generale non si è mai visto ritirare la fiducia dalla propria Amministrazione, non è stato sospeso nè trasferito: godeva infatti della piena fiducia sia del centrodestra che del centro sinistra”.