Gaza, la guerra e i precedenti. Il massacro del sette ottobre fu ordinato da Teheran, rivela Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi. Però, aggiunge, l’Iran ha sbagliato i conti.
da Italia Oggi
Scrive Pierluigi Magnaschi: Il belluino attacco del 7 ottobre scorso da parte dei terroristi di Hamas nei confronti di giovani israeliani che nel deserto partecipavano a un rave party e contro famiglie ebree che vivevano pacificamente nei kibbuts al confine fra Israele e la Striscia di Gaza è una pagina terribile nella storia di Israele e del mondo intero.
Ma la vicenda, così legata alle inaudite violenze compiute, non è stata subito capita nel suo vero significato politico e strategico. I fatti di allucinante ferocia hanno avuto subito, in quel momento, la meglio sul perchè di tali massacri inauditi. Tutti infatti si sono fermati in inorriditi sulle famiglie bruciate col lanciafiamme sulle auto con le quali stavano fuggendo, o sulle nonne squarciate nel salotto di casa, o sulle ragazze stuprate, sotto gli occhi dei loro famigliari, da un sacco di feroci terroristi che non cercavano il piacere ma la profanazione.
Adesso, anche se non per tutti, le motivazioni della vicenda sono molto più chiare. Primo fatto da tener presente. Se l’aggressione è stata indubitabilmente compiuta dai militanti di Hamas, la programmazione della stessa e l’ordine di eseguirla, viene certamente da Teheran che, nelle vicende del Medio oriente di questi ultimi trent’anni, ha sempre esercitato un ruolo egemone, pur rimanendo abilmente nascosta, connotandosi come apparentemente estranea ai ripetuti episodi di violenza contro Israele che si sono sviluppati in questa regione.
I media, i politologi ed i politici di tutto il mondo, ogni volta che venivano sparati razzi su Israele, dicevano che essi erano stati sparati dagli Hetzbollah se provenivano dal Libano, oppure da Hamas se erano stati lanciati dalla Striscia di Gaza o, più recentemente, dagli Hutzi se provenivano dalla Yemen.
Primo punto: fino all’ultima reazione iraniana all’attacco israeliano presso un suo consolato a Bagdad, Teheran non aveva mai sparato razzi direttamente su Israele (che pure aveva a disposizione in gran numero, visto che poi ne ha sparati 330 in poche ore).
Senonchè, se si tiene presente che queste tre organizzazioni terroristiche sono da sempre finanziate ed armate dall’Iran con armi sempre più potenti e moderne, le incursioni belliche non erano espressione di movimenti belligeranti autonomi ma facevano capo ad un unico regista, cioè Teheran, che mentre le sue troppe mercenarie prendevano le colpe (o il merito) della reiterate incursioni militari su Israele, se ne stava defilato come se in questa radicale ostilità contro Gerusalemme, Teheran fosse quasi del tutto estraneo.
In questo contesto, abilmente costruito, mimetizzato e, come tale, da tutti accettato come vero, l’Iran svolgeva, al massimo, agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, il ruolo di sbadato fiancheggiatore in attesa di diventare una potenza atomica, questa sì terribile. Ma intanto non la era ancora. La prima conclusione quindi è che dietro la strage del 7 ottobre c’è un’unica regia. Ed è quella dell’Iran.
Secondo punto: perché l’attacco omicida è avvenuto il 7 ottobre scorso e non prima e non dopo? Si calcola che un mese dopo questo attacco (se l’attacco non fosse stato sferrato) molti paesi arabi (Marocco, Algeria, Egitto, Giordania, Arabia Saudita) avrebbero aderito al cosiddetto Patto di Abramo, un vecchio accordo che fu impostato addirittura da Donald Trump durante la sua lontana e prima presidenza e che adesso tale Patto sarebbe finalmente arrivato a conclusione.
Questo patto prevedeva un accordo di collaborazione (e quindi anche di reciproco riconoscimento politico istituzionale) che avrebbe, in prospettiva, trasformato quest’area, in una specie di grande California, una sorta di Silicon Valley mediorientale, potendo essa fare riferimento sui grandi capitali della rendita energetica di alcuni paesi di quest’area e sulle vastissime conoscenze tecnologiche, finanziarie e organizzative di Israele. Un’intesa di questo tipo avrebbe isolato completamente l’Iran, non per come questo paese era apparso sin’ora (e cioè un paese spompato, gestito da una patetica congrega di religiosi incartapecoriti) ma per quello che è (cioè un grande potenza militare sempre più agguerrita).
Terzo punto: perché l’attacco al Kibbutz è stato cosi feroce? Perché, se si fossero ammazzato lo stesso numero di persone in scontri a fuoco e non nel modo inaudito con il quale gli israeliani sono stati ammazzati anche dopo inenarrabili ed inaudite sofferenza, Israele forse avrebbe evitato di dare una risposta militare altrettanto pesante e risolutiva.
Teheran quindi, questa è la verità, ha organizzato un attacco terribile perché voleva che Israele reagisse pesantissimamente. E reagendo in questo modo, avrebbe coinvolto nella stessa guerra non solo Hamas, Etzobollah e Hutzi ma anche tutti gli altri paesi musulmani del Medio oriente contro Israele.
Senonchè questa solidarietà nei confronti dei palestinesi della Striscia (è questo l’errore di previsione, forse inevitabile, che ha compiuto Teheran) questa solidarietà, non c’è stata. Gli altri paesi musulmani dell’area sono infatti stati a guardare. Anche perché sapevano del disegno egemonico di Teheran di conquistare anche la Mecca e la Medina che sono le due città sante dell’Islam che si trovano in Arabia Saudita che, non a caso, anche per questo, è la principale antagonista di Teheran. E così l’incendio dell’intero Medio oriente programmato dall’Iran, è rimasto circoscritto.
Per concludere: ecco perché adesso Israele, potendo, vuole completare il lavoro di radicale pulizia anti Hamas. E perchè Hezbollah, visto subito come si stavano mettendo le cose, pur disponendo di un arsenale di 200 mila razzi al confine Nord di Israele, si è guardato bene dall’utilizzarli contro Gerusalemme. Feroce sì, cretino, no.
da Italia Oggi