Giro, ottava tappa al francese Victor Lafay, maglia rosa Attila Valter; domenica Castel di Sangro-Campo Felice

Giro d’Italia, ottava tappa, 3.400 metri di dislivello, terzo arrivo in salita. Ha vinto il “ ragazzo di Lione “ Victor Lafay, 25 anni, prima vittoria in carriera . Una vittoria in solitaria, limpida, braccia al cielo e sul petto per ricordare ( e farsi ricordare ) dallo sponsor Cofidis.

Victor è in scadenza di contratto. Nessun scossone alla classifica generale. Tutto come prima. L’ungherese Attila Valter ha difeso la maglia rosa marcando strettamente i big Evenepoel, Bernal, Vlasov che a loro volta si sono marcati, così risparmiando energie preziose per la nona, durissima tappa abruzzese con tre asperità stronca gambe.

Tappa scoppiettante nei primi 60 chilometri. Poi una fuga di un gruppetto che a 41 km dall’arrivo ha accumulato un vantaggio di 5’41”.

A sei km dal traguardo sono rimasti in tre: Carboni, Campenaert,Gougeard.A tre km se ne va Carboni. Sembra farcela. Ma dietro rinvengono a doppia velocità Lafay e Gavazzi. Carboni è ripreso da Gavazzi a 1.500 metri dalla linea d’arrivo.

Il francese è davanti con 20”, irraggiungibile. A 200 metri dal traguardo Lafay comincia ad esultare, ai 100 metri si aggiusta il colletto della maglia, per i fotografi e i vertici Cofidis.

Unica nota stonata della tappa è il ritiro di Cabel Ewans. Ufficialmente per guai ad un ginocchio. Ma visto che ha già vinto due tappe e di frazioni a lui favorevoli non ce ne sono più , meglio evitare di sprecare energie. Il lampo di Sydney si è ritirato dopo una manciata di chilometri.

Il ciclismo è  oggi molto “green” e anche un po’ folle. Non piacciono le regole estremiste. Vanno riviste.

Polemiche al Giro per le nuove regole

Le nuove  regole in vigore dall’1 aprile stanno creando disagi. E polemiche a non finire.
D’accordo , la dnecessità di creare una”coscienza green” in nome del ( doveroso) rispetto ambientale è fondamentale.

Ma le regole introdotte creano situazioni pericolose e imbarazzanti. Con i corridori costretti a lanciare le borracce nei cesti, neanche fossero Michael Jordan o LeBron James.

O obbligati a consegnare le mantelle, operazione che ha procurato incidenti. I corridori sbuffano come caldaie, come vecchie locomotive. Evidente la loro insofferenza, impazienza, in qualche caso persino sdegno.

Devono fare attenzione  alla gabba ( maglia tecnica di chi non vuole rinunciare alla aerodinamicità, senza prendere freddo e bagnarsi ). Guai a non consegnarla alla ammiraglia.

E poi occhio alla borraccia, alla stagnola, alle cartacce; vanno gettate solo nelle cosiddette “ green-zone “. Vietato distrarsi. Non si può sbagliare. Sennò scattano multe, provvedimenti  pesanti, anche espulsioni dal Giro. 

Gene Bates, direttore sportivo del Team BikeExchange, andando a consegnare una mantellina ai commisssari ( come da regolamento )  ha inavvertitamente tamponato Pieter Selly. Espulso. Squalificato per due settimane e mezzo. E sostituirlo è impossibile per le regole anti-Covid. Una esagerazione. O no?

Nona tappa ( domenica 16 maggio  ). Da Castel di Sangro a Campo Felice. Tutto in provincia dell’Aquila. Sono 158 km con tante salite. Pedalabili ma molto lunghe

Quattromila metri di dislivello complessivi. Tre GPM , tutti sopra i 1.100 metri. L’ultimo e di prima categoria. Gli uomini di classifica si marcheranno inesorabilmente . La selezione ci sarà -prevedibilmente – sullo strappo da Celano a Ovindoli. Certamente il passaggio a Rocca di Cambio ( altitudine 1.434 metri ) riserverà sorprese. A 8 km dalla linea d’arrivo. Ma prima c’è l’incognita dei 1.500 metri di sterrato con pendenze a doppia cifra. Si arriva su una pista da sci. Campo Felice è una rinomata stazione di sport invernali. Due seggiovie saranno aperte al pubblico. Siamo soltanto a  113 Km da Roma . La maglia rosa potrebbe cambiare padrone.

Gestione cookie