SAN FRANCISCO – Google sta con Apple contro l’Fbi a proteggere la privacy degli utenti, anche se si tratta di terroristi: “Sbloccare iPhone di un criminale creerebbe un precedente pericoloso”, ha twittato l’amministratore delegato di Mountain View, Sundar Pichai, commentando la richiesta avanzata dalle autorità americane alla Apple per forzare l‘iPhone appartenuto a uno dei killer di San Bernardino.
Una richiesta alla quale il numero uno della casa di Cupertino, Tim Cook, ha detto no usando proprio le stesse parole riprese dal collega di Google: “Farlo creerebbe un precedente pericoloso”.
Dopo che anche la “talpa” della Nsa Edward Snowden aveva preso posizione in difesa di Apple, su Twitter Pichai ha ammesso che
“le forze dell’ordine e le agenzie di intelligence devono affrontare importanti sfide nel proteggere la cittadinanza dal crimine e dal terrorismo. Noi diamo accesso alle forze dell’ordine ai dati sulla base di ordini legali validi. Ma è una cosa completamente diversa richiedere alle compagnia di rendere possibili azioni di hacking degli apparecchi e dei dati dei clienti, potrebbe essere un precedente preoccupante”, ha concluso auspicando “un approfondito ed aperto dibattito su questa questione importante”.
Le stesse difficoltà erano state sottolineate da Tim Cook, che aveva detto:
“La decisione di opporci a questo ordinenon è qualcosa che prendiamo alla leggera. Riteniamo di dover far sentire la nostra voce di fronte a ciò che vediamo come un eccesso da parte del governo americano.”
Ad ordinare la decrittazione dell’iPhone, e quindi ad Apple di fornire all’Fbi la tecnologia necessaria, era stato il giudice federale Sheri Pym nell’ambito del processo sull’attentato terroristico compiuto a San Bernardino, in California, il 2 dicembre del 2015 e costato la vita a 14 persone.
Il giudice aveva chiesto ad Apple di bypassare il codice di protezione del cellulare e quello di autocancellazione dei dati, in modo che gli investigatori potessero provare un numero illimitato di volte a inserire il codice di sblocco senza rischiare di perdere tutti i dati dello smartphone. Apple, però, si è rifiutata.