Governo paga in aula 'dazio' del voto e va sotto 5 volte

ROMA 18 MAG Dopo il voto de – ROMA, 18 MAG – Dopo il voto delle amministrative, la maggioranza torna in Aula, alla Camera, e viene battuta cinque volte. Le prime quattro, su alcune mozioni riguardanti le carceri che impegnano, tra l'altro, il governo a rivedere la spesa procapite dei detenuti. La quinta, sulla ratifica di un trattato internazionale. Si approva, in sostanza, un ordine del giorno dell'Idv per la messa al bando delle bombe a grappolo. I capigruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto e di 'Ir' Luciano Sardelli provano a minimizzare dicendo che si tratta di assenze occasionali. Non volute. Il Guardasigilli Angelino Alfano spiega che si tratta di una normale ''rilassatezza post-elettorale''. Ma quando si ascolta la 'rabbia elettorale' dei leghisti e si sentono deputati di 'IR' minacciare la scissione, la difficolta' della maggioranza appare in tutta la sua importanza. Nelle prime quattro votazioni, che vedono lo scarto oscillare tra i 10 e i 14 voti, mancano 12 'Responsabili', due della Lega e 15-17 deputati del Pdl. Oltre a buona parte del governo e ad un gran numero di sottosegretari. La realta', si commenta subito nel centrodestra, e' che si e' capito che, al momento, lo spazio per tornare a parlare di un rimpasto di governo non c'e'. E cosi' molti, soprattutto in 'IR', 'esternano' il proprio malcontento. Elio Belcastro e Arturo Iannaccone annunciano la creazione di un nuovo gruppo e rilanciano il progetto della 'Lega del Sud' da realizzare insieme a Gianfranco Micciche' e Adriana Poli Bortone. Francesco Pionati e Maria Grazia Siliquini non si fanno vedere. Altri, come Domenico Scilipoti, scelgono la via dell'astensione (una volta). Bruno Cesario, invece, confessa: ''Ero alla mia prima riunione con Tremonti, non potevo mancare''. ''Il governo e' moribondo – commenta Leoluca Orlando (Idv) – il premier farebbe bene a dimettersi''. ''La verita' – incalza Roberto Rao (Udc) – e' che quando non sono in ballo gli interessi del premier la maggioranza non c'e'''. ''Siamo ai titoli di coda'', aggiunge Anna Finocchiaro (Pd). E proprio per evitare che la situazione precipiti ulteriormente, nel centrodestra si decide di rinviare. Almeno fino a dopo i ballottaggi. L'esame del testamento biologico viene fatto slittare a 'data da destinarsi'. Nelle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali non si riesce nemmeno a mettere a punto il calendario delle audizioni per la riforma costituzionale di Alfano. Il decreto omnibus, solo perche' in scadenza, viene calendarizzato per lunedi' prossimo. Ma anche questo potrebbe slittare ancora perche' e' probabile che si chiedera' il voto di fiducia. L'unico provvedimento sul quale il centrodestra si mostra compatto e' quello contro l'omofobia che riesce a bocciare in commissione Giustizia con 26 'no' contro 17 'si'. ''Molti di noi – si giustifica il vicecapogruppo del Pdl Massimo Corsaro – sono ancora impegnati in campagna elettorale''. Quindi, si fa capire nel Pdl, sarebbe meglio rinviare i lavori parlamentari a dopo il ballottaggio anche per capire meglio cosa succedera'. Quali saranno gli equilibri. Sulla testa di Lega e Pdl pende poi la 'spada di Damocle' del passaggio parlamentare chiesto dal Capo dello Stato all'indomani della nomina degli ultimi nove sottosegretari per verificare la nuova maggioranza. Il passaggio parlamentare, gia' rinviato ieri dal Senato a dopo i ballottaggi, subisce lo stesso slittamento anche alla Camera. Ma la verifica di maggioranza non e' l'unica preoccupazione che il Quirinale ha espresso nei confronti del governo: piu' di una volta sono state sollevate perplessita' sui suoi numeri che costringono l'intero Esecutivo a presenze-maratona in Aula tralasciando i propri doveri. Perplessita' che oggi si sono dimostrate piu' che mai pertinenti.

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