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Guerra agli Houthi, di chi hanno paura Meloni e Tajani? Limiti e ipocrisia della missione militare europea

Guerra agli Houthi: «Sarà una missione difensiva, ma seriamente difensiva … ha dichiarato a Bruxelles ieri mattina Antonio Tajani.

da Italia Oggi

Il vicepresidente del consiglio dei ministri e ministro degli esteri, ha aggiunto: 

«… È un intervento militare a difesa delle navi mercantili italiane … c’è un crollo nel traffico mercantile, noi siamo un Paese esportatore e abbiamo il dovere di difendere le nostre navi. 

“Non facciamo la guerra a nessuno ma difendere le nostre navi è un dovere della Repubblica e del governo … la missione deve avere un sistema di difesa che a mio giudizio deve essere forte, quindi in grado di abbattere droni e missili lanciati dagli houthi. 

“La missione europea non credo che preveda attacchi in territorio yemenita perché non è mai successo ma ci sarà una protezione militare molto forte, determinata e mi auguro con tutti gli strumenti necessari».

Cosa possono significare queste parole di Tajani? Secondo le regole usuali dell’ermeneutica politica nazionale, esse significano che le navi europee costeggeranno lo Yemen e non colpiranno le basi anche mobili delle milizie houthi ma abbatteranno i missili che da quelle basi saranno lanciati contro le navi europee e contro i mercantili in transito (sempre di meno) né intercetteranno i «dhow», le piccole imbarcazioni «finto-peschereccio» adibito al trasporto di armi e missili destinati ai medesimi terroristi sciiti houthi.

En passant, aggiungo che i tempi dell’Unione europea non sono tempi politici, ma tempi storici: quando queste navi saranno in zona, probabilmente non ci saranno più obiettivi da difendere, avendo tutte le compagnie adottato la rotta più lunga che supera il Capo di Buona Speranza.

Tornando però al «beef» della missione, e alle parole di Antonio Tajani, possiamo pensare che esse siano espressione di qualcosa d’altro, della ben nota e storica ipocrisia europea -e noi italiani, in materia siamo maestri (basti ricordare che il più celebrato dei politici italiani, Aldo Moro, inventò le «convergenze parallele» e che i comandi italiani durante la guerra di Serbia, in particolare il Comando aereo riunito di Vicenza, indussero il governo a dichiarare che i bombardieri italiani non avrebbero bombardato la Serbia, quando la missione della forza Nato era proprio quella di portare quello stato alla resa attraverso l’arma aerea)- per la quale non bisogna ammettere che l’armata europea va lì per battere i terroristi che hanno preso di mira il traffico civile ma per «… una difesa forte dei mercantili, con abbattimenti di qualsiasi arma che vadano colpire le navi che passano da Suez a Hormuz» ha spiegato con qualche disinvolta aggressione alla lingua italiana il predetto Tajani.

Il che significa che, avendo visto in Ucraina e in Israele (nazione dotata dell’ «Iron Dome» il più avanzato sistema di difesa antiaerea) come una percentuale bassa di missili e droni riesce comunque a bucare le difese e ad approcciare i propri obiettivi, le navi europee assisteranno passive al lancio di missili houthi, spareranno tutte le loro armi per abbatterli e poi, se qualcuno le colpirà o colpirà le navi accompagnate, pazienza, questi erano e sono i limiti ontologici della strombazzata missione europea.

Insomma, le navi dell’Unione si comporteranno come i poveri poliziotti italiani schierati a difesa della città di Vicenza dall’aggressione degli antagonisti: 10 agenti feriti, tutti gli antagonisti illesi, ma 5 di essi sono stati denunciati (e non saranno mai processati).

L’ipocrisia consisterebbe nell’affermare la natura difensiva («Attenzione, amici, salgo sul ring, ma solo per difendermi e non colpire l’avversario») lasciando ai comandi in mare l’opzione di colpire i centri di lancio dei missili.

Il tutto sembrerebbe derivare, almeno per il governo italiano, dalla necessità di avere l’approvazione del Parlamento per realizzare una missione vera: avete paura del Pd o dei 5Stelle? Avete una maggioranza bulgara e una buffonata del genere la si può evitare, andando a testa alta ad annunciare la missione e a chiedere il voto.

O avete una sudditanza psicologica tale che avete paura di andare in Parlamento? In ogni caso, anche con la libertà di colpire le basi missilistiche e di droni degli houthi la missione non può avere che una natura difensiva.

Comunque, per l’operatività di essa dovremo aspettare il “dopo 19 febbraio”: insomma andremo laggiù, come si dice, «a babbo morto», quando il grosso del lavoro sarà stato già compiuto da Stati Uniti, Regno Unito e Canada.

Va sottolineato, peraltro, che Giorgia Meloni -che tenta di essere sempre ‘in controllo’ delle situazioni- ha più di recente dichiarato (da Porro) che la missione avrà natura «prevalentemente» difensiva, introducendo con il «prevalentemente» un principio di ragionevolezza, al quale si sarebbe già adeguato il timido e prudente Tajani.

Tanto che l’anima cattolicamente nivea di Marco Tarquinio si è attaccata (Tg Rai24) a quel «prevalentemente» per criticare la missione, secondo il principio che è meglio salvarsi l’anima (respingendo -per esempio- l’eliocentrismo di Galileo) che fare i conti con la realtà. 

Che oggi come non mai è conflittuale cosicché le pecore sono destinate a finire in bocca ai lupi come i cristiani in giro per il mondo, privati dello scudo politico e missionario della stessa Chiesa cattolica apostolica romana e molto, molto «porteña» (con questa parola gli argentini indicano gli abitanti di Buenos Aires).

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