Finalmente una buona notizia: le donne brutte sono destinate all’estinzione. A leggerla così sarebbe il trionfo del maschilismo, pare però sia l’esito di una ricerca di scandinava università, niente meno quella di Helsinki. E gli scandinavi, si sa, non sono o dovrebbero essere così “machisti” come i latini. Dice comunque la ricerca che nel corso dei millenni le donne fisicamente attraenti hanno, per forza di cose, maggior progenie, cioè fanno più figli. E, quindi, più figlie. E più figlie di donne belle significano a loro volta più future mamme belle e quindi ancora più figlie belle, esponenzialmente.
Non così avverrebbe per gli uomini, il cui successo riproduttivo non sarebbe legato a quelle caratteristiche che definiamo “bellezza”. I ricercatori accampano come “documento” il monitoraggio di circa duemila uomini e donne lungo un arco di tempo di quaranta anni. Sarà, ma la ricerca trascura e ignora almeno un paio di dati fondamentali, l’uno culturale, l’altro empirico. Quello culturale è che il concetto di bellezza è diverso e talvolta opposto a seconda appunto delle culture. Un solo esempio: l’occidente bianco privilegia la linea asciutta anche se tornita, in Africa e parte dell’Asia invece grasso è bello. La seconda realtà trascurata dai finlandesi, forse proprio perchè vivono in Finlandia, è che l’oggetto della loro ricerca, le donne non belle, sarà pure destinato alla lunga all’estinzione, ma oggi, qui e adesso, non sembra proprio.