Moltissimi credono che l’evoluzione proceda e lavori sempre e senz’altro in linea retta, lo si può vedere spesso raffigurato in quel disegno in cui, partendo dalla sinistra, si va da un simil primate, poi un ominide, poi un cavernicolo, quindi un sapiens. Non è vero, non è andata così: specie umane diverse tra loro hanno convissuto, l’evoluzione non è stata e non è una freccia, il tracciato di un fiume verso la foce e lo sbocco dell’homo sapiens. L’evoluzione ha avuto percorsi paralleli, alcuni senza sbocco, altri che sono durati a lungo, più a lungo di quanto non sia durato finora il sapiens, ma poi si sono esauriti. La lezione dell’evoluzione è che specie umane possono essere compresenti nel tempo e non necessariamente, nel cammino, si marcia di stazione in stazione verso la destinazione migliore. Lo dimostrano non solo i ritrovamenti archeologici e le tracce lasciate in termini di Dna, lo dimostra non solo la scienza. Lo fa anche la cronaca.
Uno scarto dell’evoluzione
Ora infatti sappiamo che convive con homo sapiens e ne condivide l’ambiente e l’habitat anche altra specie: l’homo selfiens. Per pensare di farlo e poi per farlo davvero e poi ancora è da presumere esserne soddisfatto, occorre uno scarto dell’evoluzione. Vado a Roma, al Campidoglio, nella sala dove c’è la bara di Maurizio Costanzo, vedo la moglie, anzi la vedova Maria De Filippi, quella della tv, sì, proprio lei, l’avvicino e mi faccio un selfie con lei. E di questo sono contento se non fiero, ho soddisfatto un mio bisogno. Non sono pulsioni e comportamento da sapiens, questo è homo selfiens.