MILANO – La Cina starebbe spiando Stati Uniti ed Europa attraverso i propri device e smartphone, e avrebbe rubato dati sensibili ad Amazon, Apple, banche e governo statunitense. E’ l’allarme lanciato da un articolo di Bloomberg e ripreso dalla stessa Casa Bianca, secondo cui Pechino avrebbe hackerato i computer americano usando un microchip messo a punto dai propri 007.
La scorsa settimana Bloomberg ha scritto che le spie cinesi sarebbero riuscite ad infiltrarsi nelle reti di computer di almeno trenta compagnie americane tra cui Amazon, Apple, diverse banche e i contractor del governo. Tra gli obiettivi dell’intelligence cinese anche un contractor che ha messo a punto software della Cia e per le comunicazioni con la Stazione spaziale internazionale. Dei microchip grandi quanto un granello di sabbia, inseriti durante la fabbricazione in Cina, sono stati trovati in uno dei maggiori fornitori di schede madri.
La questione preoccupa talmente tanto che mentre Stati Uniti e Regno Unito hanno messo in guardia i propri consumatori dai presunti rischi connessi all’uso di device Huawei, il governo australiano, seguendo l’esempio Usa, ha deciso di escludere i cinesi di Huawei dalla costruzione della rete per il 5G, citando senza mezzi termini i timori legati alla sicurezza nazionale.
Anche in Italia la questione sta iniziando a diventare di interesse per la politica. Il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, sarà sentito dal Copasir (il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti) questo autunno sugli investimenti di Huawei nel 5G in Italia.
Secondo quanto scrive Formiche, negli ambienti di intelligence italiana c’è una certa preoccupazione sul ruolo dominante nella fornitura della banda larga da parte dell’azienda cinese. Preoccupazione che è acuita dal rapporto sempre più stretto che il governo Lega-M5s sta tessendo con Pechino, dopo che Di Maio una settimana fa ha accolto alla Camera proprio i vertici Huawei per lo “Huawei 5G Summit”, lodando gli investimenti cinesi in favore della banda larga in Italia. Proprio quello che Paesi come Usa e Australia stanno cercando di evitare per il rischio di spionaggio.
Se nel 2012 un rapporto del Dipartimento di Informazione e Sicurezza (Dis) sollevava dubbi sulla sicurezza di contratti con la pubblica amministrazione dell’azienda cinese, che già aveva accordi con asset strategici come Terna, Enel, Poste Italiane, Fastweb, Ferrovie dello Stato e Telecom Italia, due anni dopo proprio il M5s tuonò contro il governo Renzi per la cessione del 35% di Cassa depositi e prestiti Reti a State Grid Corporation of China, la maggiore società elettrica al mondo. “Governi stranieri sulla rete elettrica italiana, sulle informazioni che su essa viaggiano, e anche sui dati sensibili della clientela, che riguardano tutta la comunità nazionale!”, scrivevano allora i pentastellati, come ricorda Formiche. Ma adesso la loro visione sembra molto cambiata. I rischi no.