I BUONI PROPOSITI DI BERLUSCONI

Pubblicato il 31 Dicembre 2008 - 05:34 OLTRE 6 MESI FA

di Mirco

In un periodo così economicamente buio e incerto, i buoni propositi del nostro presidente del Consiglio per il 2009 riguardano la riforma della giustizia e il ridimensionamento (decurtazione) delle intercettazioni. Mentre il governo britannico abbassa l'Iva, taglia i tassi d'interesse, svalutando la sterlina e cercando di attutire il colpo dell'appena iniziata crisi economica, mi domando come mai in Italia si pensi a tutt'altro. Capisco che le intercettazioni sono un grosso problema per un certo tipo di politici, che da Berlusconi a Del Turco, da Cristiano Di Pietro a Rutelli cercano di tenere in vita un sistema clientelare vecchio di cent'anni che farebbe rimanere l'Italia vecchia tra i vecchi. Non capisco invece come riesce tanta gente normale a sentire «proprio» il problema delle intercettazioni. Questo proprio mi sfugge. Non capisco i miei corretti, onesti e onorabili cittadini quando si fanno carico di un problema che loro non è, ma solo è di chi vuol agire senza controllo, vuoi perché la malafede non deve poter essere accertata, vuoi perché normali e pulite trattative potrebbero essere erroneamente interpretate. Capisco i politici, intendiamoci. Capisco Del Turco che si sente più tutelato dal Pdl, capisco Berlusconi, capisco i tanti Moggi italiani, ma non capisco la gente normale, la gente reale, il 99% della popolazione di questo contraddittorio belpaese. Credo che i buoni propositi di Berlusconi possano giovare a pochi, mentre i tanti, compresi coloro che si sentono sulla stessa barca dei pochi e ne difendono i privilegi, loro avranno a che fare con questioni meno nobili, più «volgari», certo, più terra-terra: pagare un mutuo, evitare un licenziamento, sopravvivere a esso o a una cassa integrazione, affrontare le spese generiche, mandare figli negli asili che non ci sono, lapidare mezzo stipendio per la scuola, o dal medico. Ne ho sentiti di buoni propositi per il 2009, ma caro Silvio, ogni tanto fai buoi propositi anche per il Paese e i suoi abitanti.