Nel testo i punti principali sono la richiesta di un «patto di consultazione permanente tra i “cofondatori”» del partito, ossia il presidente del Consiglio e Gianfranco Fini. Presidente della Camera al quale i firmatari si dichiarano «politicamente e personalmente legati». Questa richiestaè necessaria, spiegano, perchè il Pdl mantenga «la sua natura di partito del pensare, allenato alla discussione».
I fedelissimi di Fini sono evidentemente intimoriti dallo squilibrio di forze che si sta creando all’interno della maggioranza, con la Lega a fare la voce grossa. A tal proposito manifestano il timore che «dalle cene del lunedì venga fuori la linea dell’esecutivo e che questa sia di fatto condizionata dalla Lega a scapito del nostro partito». Il riferimento è ai vertici che si tengono solitamente ad inizio settimana tra il premier e il leader del Carroccio, Umberto Bossi.
I cinquanta hanno paura «che tali problematiche possano causare un corto circuito interno al nuovo partito». Anche se poi specificano di non aver mutato la propria «convinzione sull’irreversibilità del bipolarismo e sull’impossibilità per chi come noi viene da An di prefigurare scenari di tipo diversi slegati dal Pdl».
Infine, non può mancare nella lettera il riferimento agli attacchi di Vittorio Feltri a Fini. «Una questione non politica – spiega il testo – ma a nostro giudizio pericolosa e incomprensibile per gli effetti che produce».