Il caso Ilaria Salis visto da un ungherese. Janos è un mio vecchio amico arrivato in Italia dopo l’invasione sovietica del suo paese. Egli aveva trovato ospitalità a Milano grazie ai socialisti e viveva nel terrore di essere denunciato alla polizia segreta ungherese dai compagni del PCI. Dopo la liberazione dai carri armati sovietici, nel 1956, Janos è vissuto tra Italia e Ungheria, è uno storico e giornalista, attento osservatore dei fatti politici europei.
Janos, gli ho detto con foga, nel caso di Ilaria Salis, Viktor Orbán l’ha fatta grossa e ha dimostrato la vera faccia del suo regime e della giustizia ungherese al suo servizio. Come ungherese non ti vergogni per questi fatti, intollerabili? I giudici italiani firmano le sentenze in nome del popolo, quelli ungheresi sono invece assoggettati al governo. Sta forse qui la differenza?
Abbiamo discusso per ore e vi riassumo qui le Sue considerazioni, “virgolettate”.
“Quasi tutte le costituzioni proclamano che le leggi e le sentenze sono emanazione della volontà popolare. Si tratta di un’astrazione dal momento che l’armata rossa invadeva il mio paese in nome del popolo e della democrazia comunista”.
“Le azioni più malvage si commettono quando (come in una folla) nessuno si sente responsabile del male che sta commettendo: i delinquenti si nascondono meglio nei cortei affollati. Ho letto con interesse il libro del cofondatore del PD, responsabile del matrimonio incestuoso tra Partito comunista e democristiani di sinistra, Walter Veltroni. Egli ricostruisce nei particolari il linciaggio di Donato Carretta da parte del “popolo” dei borgatari romani, che avevano fatto giustizia sommaria di un innocente”.
“Gli ungheresi diffidano delle manifestazioni organizzate e le loro leggi prevedono pene severe per gli autori di pestaggi. Gli italiani vengono da noi e non rispettano queste leggi: capiranno ora cosa li aspetta in situazioni analoghe. Per questa ragione, il caso di Ilaria ha assunto connotati politici, come è giusto che sia”.
Caro Janos, ho replicato, non potrai certo contestare il fatto che il trattamento carcerario di Ilaria sia inumano, al di fuori dei principi della Carta dei diritti dell’uomo e che si tratta pur sempre di un imputato in attesa di giudizio.
“Ti ricordo il caso di Enzo Carra, portavoce della Dc e deputato, arrestato e trascinato in tribunale con gli schiavettoni ai polsi. Un’immagine che fece il giro del mondo. Tutti gli arresti di Mani pulite riguardavano imputati in attesa di giudizio, gran parte dei quali furono assolti. Quei magistrati buttavano via la chiave se l’imputato non denunciava altre persone coinvolte. A differenza delle vittime di Mani pulite, le gesta di Ilaria, sono state riprese dalla televisione: sono dimostrati al di là di ogni dubbio le violenze per le quali è indagata”.
“Ricordo che i giudici di Mani pulite erano stati osannati dagli italiani, che li volevano “Santi subito”, perché facevano giustizia sommaria allo scopo di “moralizzare” il Paese. I principali giornali e le televisioni italiane ne esaltavano le gesta, credendo di interpretare il bisogno collettivo di “giustizia”. Ricordo anche che l’Italia è l’unico paese al mondo nel quale sorgono Associazioni delle “Vittime della Giustizia” e che l’Europa pretende la Riforma della Magistratura italiana.
La Giustizia Ungherese non riceve richiami da Bruxelles. Giorgio, non ti sei mai vergognato, come italiano, per i misfatti di Mani pulite e l’inefficienza della “tua” Magistratura? I nostri giudici sono pagati la metà dei vostri, fanno carriera su base meritocratica, rispondono dei loro errori, le loro sentenze ordinarie arrivano entro il massimo di un anno. I casi di errori giudiziari e di revisioni in appello che si verificano in Italia, non hanno uguali nel mondo civile. In ogni caso, la giustizia italiana non è citata nel mondo come esempio di efficienza e professionalità”.
“Quanto alla questione carceraria, l’Italia è nota per il numero di suicidi di persone in attesa di giudizio e per il continuo aumento dei casi di radicalismo islamico. Nel vostro paese, l’infallibilità e la prontezza della pena sono state sostituite dall’immediatezza e dall’infallibilità della carcerazione preventiva”.
“La Corte d’appello di Milano che ha mandato libero Gabriele Marchesi il giorno stesso in cui il Tribunale di Budapest negava gli arresti domiciliari a Ilaria, motivando che in Ungheria l’imputato è oggetto di torture come avviene in Afganistan, non ha certo giovato alla sorte processuale dell’italiana”.
“Sei proprio sicuro che gli italiani stanno partecipando con apprensione al processo di Ilaria e considerano il suo arresto un affronto al popolo italiano? A seguito di Sigonella, quando circolavi in una via di New York, se capivano che eri italiano non ti degnavano di uno sguardo e l’importazione di spaghetti e parmigiano in Usa era arrivata ai minimi storici. L’americano ha il senso della patria e l’affronto a un cittadino qualsiasi genera reazioni in tutto il paese.
“Perché le imprese italiane continuano a comprare in Ungheria la stessa quantità di cereali, mangimi, carne da macello? Eppure avrebbero tutte le ragioni per eliminare le importazioni di agnelli stipati in container senza aria e acqua, uno spettacolo che avrebbe dovuto indignare tutti gli italiani”.
A questo punto ho dichiarato a Janos che i nostri giudici non sono più quelli di una volta e sono oggi tra i più preparati al mondo, che i nostri governi sono stabili e democratici, che vado fiero del nostro sistema carcerario, che quello italiano non è un popolo ”szar” (consultare il vocabolario ungherese), che i miei connazionali si commuovono ad ascoltare l’inno nazionale e hanno bisogno di valori ideali per vivere.
Infine, che se anche Lui avesse ragione, Ilaria dovrebbe essere assoggettata ad un regime carcerario secondo i canoni previsti nella “costituzione” europea firmata anche dal governo del Suo paese. Che Orban ha sempre ricattato gli altri paesi europei e ha aderito ad accordi di interesse generale ricevendo vantaggi “personali”.
L’unica cosa su cui ci siamo trovati d’accordo, che non c’entra con il caso di Ilaria Salis, è che sarebbe necessario eliminare la Pasqua e la festa del ringraziamento per risparmiare la vita di milioni di agnelli, capretti e tacchini.