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Il flash mob di Trieste pro donne musulmane che si tuffano in mare vestite non promuove l’emancipazione femminile

Il flash mob di Trieste pro donne musulmane è l’ultima trovata dell’estate (per ora).

A Trieste una cinquantina di ardite si sono tuffate in mare vestite a sostegno delle donne musulmane criticate una settimana prima perché si erano immerse con gli abiti di tutti i giorni.

Un flash mob di solidarietà tranquillo, quasi festoso. Una scenetta veloce senza alcuna organizzazione specifica; senza adesioni formali da parte di Associazioni o partiti politici. Bene. Le polemiche sul burkini in spiaggia sono finite in cavalleria. La folla presente nello storico stabilimento balneare “La lanterna” (per i triestini è il  vecchio e caro Pedocin) si è divertita.

Qualcuno ha smoccolato il giusto, nessuno ha fatto una “cappella” nemmeno davanti al cartello portato dalle bagnanti in tubino nero Zara corto (“Inquina di più un vestito o una nave da crociera?”) e tutti hanno abbandonato il set come erano arrivati. Cioè nella indifferenza, quasi un distacco. Detto questo,;due o tre cose bisogna aggiungerle.

1) E L’ EMANCIPAZIONE FEMMINILE ?

Premesso che le donne musulmane possono fare il bagno come piace ai talebani e vogliono i loro mariti, noi non possiamo accettare il continuo stop che in tal modo  subisce il processo della emancipazione femminile in cui crediamo. Soprattutto nel nostro Paese.

In Arabia Saudita, ad esempio, le Occidentali non possono indossare liberamente il bikini. Nel mondo rovesciato d’agosto la manifestazione di Trieste mette solo tristezza. O  no?

2) INCOMPATIBILITÀ CON UNA SOCIETÀ MODERNA

Anziché andare avanti qui si rischia di tornare indietro. L’ultima richiesta la leggiamo sul giornale “Luce”. In un articolo di Hamza Piccardo, 70 anni, ligure di Imperia, responsabile di varie Associazioni musulmane in Italia, tra cui l’U.CO.I.I. (ente religioso di rappresentanza dei  musulmani più radicato in Italia) ha proposto addirittura “una giurisdizione islamica”nel nostro Paese.

Domanda: che necessità abbiamo di introdurre un “Tribunale islamico” nel nostro ordinamento ? La proposto di Piccardo nasconde molte insidie. Ad esempio, in caso di divorzio chi tutela le donne e i figli? No. Una giurisdizione parallela non è accettabile.

3) LA SOCIETÀ ITALIANA È GIÀ MOLTO CAMBIATA

C’è ancora chi vive la famiglia islamica come quella del padre-padrone che fa quel che vuole. Ci sono anche condizioni economiche di dipendenza che lo incoraggiano. Ma per essere musulmani non è necessaria una famiglia patriarcale. L’Ucoii ha una visione piuttosto conservatrice della società. Non ci resta che sperare nei giovani e soprattutto nelle giovani.

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