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Il Monsignore sandinista in Sicilia e il presidente Schifani: non si rassicurano i cittadini aggredendo i vescovi

Il Monsignore sandinista ed il presidente Schifani.

C’è un altro prelato, un vescovo, in Sicilia che sta tentando di incarnare non la parola di Cristo ma quella di Che Guevara. È l’accusa del presidente Renato Schifani a Monsignor Marciante vescovo della diocesi cara a Re Ruggero, Cefalù.

“Incita alla sommossa popolare”, è la frase usata. Cosa è successo vi chiederete per essere indicati come rei di terrorismo regionale, una nuova specie di reato, di attacco al Potere di Palazzo d’Orleans.

Il Vescovo Marciante ha chiesto ai cittadini siciliani di protestare contro il lassismo dell’amministrazione regionale, non in senso generale, cosa che potrebbe una questione politica non peregrina, ma in particolare quello che riguarda la lotta agli incendi.

Il fuoco assassino, perché in gran parte doloso, distrugge uomini e cose, consuma la serenità delle comunità in senso civile e pastorale, mina lo spirito di una popolazione laboriosa e pacifica come quella madonita.

Da cui l’invito a modificare l’atteggiamento remissivo e volgere le accorate proteste verso l’autorità competente che non sembra in grado di fermare il rogo continuo. Ieri un altro morto a causa di incendi nel palermitano.

Un Vescovo, un monsignore, che propone una protesta forse è insolito ma non sorprendente. Scuotere le coscienze di fronte a fatti eclatanti, come l’assenza di interventi istituzionali per fenomeni sociali è nelle prerogative di un pastore di anime.

La risposta del moderato, in senso politico, presidente della Regione Siciliana è invece una sorpresa. E come se la Meloni accusasse Papa Bergoglio di essere uno scafista quando ammonisce di salvare tutti i migranti.

In entrambi i casi quelli citati dal Papa e dal Vescovo, il peccato sottolineato è quello che Dante delineava come il peggiore, l’ignavia.

Ma la risposta dell’autorità istituzionale è, oltre che insolita, non stiamo parlando di un gerarca o di un acceso populista di destra estrema, borderline. Schifani sta accusando con le sue parole “incitamento alla sommossa” un vescovo di Roma, un unto dal Vicario di Cristo, lo sta accusando di un reato previsto dal codice penale.

Ci aspetteremmo per coerenza la presentazione di un esposto, data la gravità dell’accusa, alle autorità competenti. Politicamente è una svolta, queste cose accadono in alcuni paesi sudamericani, non nella semicattolica Italia, dove il Vaticano risiede.

In America Centrale un vescovo additato di essere un rivoltoso viene indicato come martire agli squadroni della morte, in Sicilia a chi viene indicato?

Ma soprattutto una risposta del genere mai sarebbe venuta in mente ad un Cuffaro, alleato di Schifani e simbolo dei moderati. Il presidente Schifani è iscritto al Partito Popolare Europeo che è l’ultima ridotta dell’idea delle radici cristiane dell’Europa. Con una frase del genere ai tempi di Woytila, il Papa Santo, si rischiava la scomunica. 

Dopodiché che non si stia facendo praticamente nulla in tema di antincendio si stima che lo pensi non un Vescovo sandinista ma la quasi totalità dei siciliani. L’equazione scirocco-incendi anomali è diventata più lapalissiana del teorema di Pitagora.

Non si rassicurano i siciliani ammonendo vescovi di reati terroristici, ma dando risposte concrete.

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